16/6/2002 Prologo
Progetto «Ursus Life»: importazione in Trentino dalla Slovenia di una decina di orsi per ripopolare i boschi di un animale ormai estinto. Ora qualche plantigrado si è presentato nei boschi prossimi agli abitati e, in alcuni casi (stando alle testimonianze di contadini e veterinari), ha fatto razzia di animali nelle fattorie. Gli abitanti sono impauriti e in Trentino è montata la polemica (oltre 60 le lettere pubblicate solo su l’Adige): è giusto ripopolare i boschi di orsi che – per innocui che siano nei confronti degli uomini, come assicurano gli esperti – mettono comunque paura e limitano le libertà di abitanti, contadini e turisti? Qualche giorno fa, a Ronzo Chienis c’è stata anche un’assemblea cittadina. Partecipatissima. Così sono salito per cercare di capire cosa stesse succedendo
In Trentino sulle tracce dell’orso tra paure e leggende
RONZO CHIENIS (TN) - Il bar Martinelli guarda proprio la strada tra poche case ed ettari e ettari di verde sfolgorante. Le grandi vetrate lo rendono luminoso. L´uomo dietro il banco ha la barba curata. Agli uomini che hanno finito la giornata serve birre e vino rosso. Ma anche gelati. «Ne farò uno dedicato all’orso: yogurt, miele e panna: il gelato dell’orso» dice. E la proposta di Claudio Ferrari, direttore del parco Adamello Brenta (uno dei promotori del progetto di ripopolamento dell´orso), di fare del plantigrado un marchio di attrazione, è già bella e raccolta.
«Meglio un gelato al biscotto – dice un cliente – così ci puoi fare anche la formina, dell´orso».
«Buona questa» fa un secondo. E ride.
Lui creò prima la valle. Poi il bestiame, gli uccelli e le belve. Infine l´uomo, a sua somiglianza. L´uomo cacciò l´orso dalla valle. Ora l´orso torna alla valle, ma l´uomo non vuole l´orso. Nel Libro, quando fece l´uomo, Lui lo pensò superiore, capace di soggiogare la terra e capace di dominare gli animali, di spingerli laddove avrebbe voluto.
Per essere più tranquillo, io a Ronzo Chienis ci sono salito senza lavarmi. Dicono che se sente l´odore dell’uomo, l´orso si allontana e allora ho pensato: meglio non coprirlo con acqua e sapone, il mio odore. Ma dicono anche che l´orso si muove di notte: so già che le mie possibilità di vederlo sono remote. Però...
«Il problema sono i bambini, sennò per me l´orso potrebbe restare qui fin quando vuole» commenta un terzo.
«I bambini soli, nel bosco, di notte?» chiedo.
«Magari non è vero che l´orso gira solo di notte».
«Ho letto sul giornale che sono più pericolosi i pedofili, per i bambini, che gli orsi...» ridacchia un altro.
«Eh, ridi. Mi hanno telefonato già una decina di genitori, dal veronese e dal mantovano. Dicono che hanno paura a mandare i loro bambini in campeggio, quest’anno. Mi chiedono se l´orso può far male» dice il presidente della Polisportiva, posando il bicchiere. Lui beve bianco.
«E tu cosa hai detto?».
«Cosa dovevo dire? Ho detto che non lo so».
A essere sinceri nessuno lo sa bene. Prima pareva che non attaccasse l´uomo, ma ora è saltato fuori che in Slovenia – la terra da dove arrivano questi orsi importati in Trentino dal progetto "Ursus Life" (costo: circa 1 milione di euro, spalmato su 4 anni e finanziato al 49% dell’Unione europea) – negli ultimi sessant´anni i plantigradi hanno ucciso tre uomini. Così è montata la paura.
Quando l´uomo conobbe, pensò di sapere tutto. E per quello che non riusciva a vedere né spiegare - ma voleva raccontare - inventò la leggenda.
Nessuno l´ha visto, l´orso. Non si sa bene nemmeno se a circolare per la Val di Gresta sia uno, sia uno e il suo piccolo oppure due e un piccolo. Però, da quando poco più di un mese fa, qualche contadino ha sostenuto che si sarebbe sbafato una pecora e un agnellino e ora sei maialini e una scrofa, sono in molti a raccontarlo.
«Stamattina il Carlo l´ha sentito. Ha sentito le piante muoversi. Ha sentito il respiro pesante».
«Magari erano due in camporella che ansimavano. He, he, he».
«Buona questa» fa il solito. E ride.
«Pare che stamattina il vigile di Mori lo abbia visto in località Pra del Lac».
«Ah, quello… Cosa fai? Gli credi?».
Però mi piacerebbe vederlo, l´orso. Non c´è un motivo vero e proprio. Forse il fatto che me l´hanno sempre raccontato, quando ero piccolo. Ma sempre per parlare della sua forza, quasi mai per farmi paura. Per quello c´era il lupo. Già, sarebbe bello andare su, nel boschetto del Biaena, pieno di pini e faggi in località Gaz, per vederlo, finalmente.
«Se lo incontri – fa il primo cliente – basta che scappi in discesa. L´orso è come il tasso: ha le zampe corte, è svelto in salita ma in discesa s´inciampa. Se lo incontri corri in discesa».
«Sai come dovresti fare per vederlo? Ti presto io un alveare. Lo metti in una piccola radura e stai lì, acquattato, ad aspettare per qualche notte».
«Magari ci metto anche un po´ di miele, così arriva sicuro».
«Miele della Val di Gresta, però».
«Buona questa» sempre il solito. Ridono tutti.
Uno racconta le orme della bestia, quelle lasciate allo stallone, quando ha pranzato coi maialini del signor Mazzucchi. «Zampate del genere» dice, mostrando la dimensione con le mani. Poi ci pensa un po´ su. Mi pare che anche a lui piacerebbe vederlo, l´orso. E infatti. «Sai anche come si potrebbe fare? – continua –. Pasturare. Un mesetto fa stavo cercando di vedere una volpe ed ho appeso la milza di un animale ad un albero, ma alta. Dopo due giorni me la sono trovata a brandelli. E sono sicuro che la volpe non poteva arrampicare fin lassù. Dunque è stato l´orso, sicuro».
«È onnivoro, può essere» dice il primo, quello che ha avuto l´idea del gelato al biscotto.
«Pasturare?» chiedo io.
«Budella, resti di animali, sangue sparsi in giro per attirarlo in un punto preciso. Allora sì che lo vedi. Anzi ci vado su col fucile».
«Bravo! E se i forestali ti beccano fare una cosa del genere…». «Lo so, lo so. Scherzavo. Oggi se ammazzi una persona ti fai al massimo dieci anni, se uccidi l´orso ti danno l´ergastolo».
Ancora un paio di birrette, tanto ho già capito che nel bosco, a cercarlo, non ci andrò.
Il padre gli disse: «Ora vai e conquistati uno spazio. E quando lo hai conquistato, difendilo». Ma solo loro potevano capirsi, perché le voci non erano voci, ma bramiti. A parlare era stato l'orso.
L´orso si è preso il posto su al Gaz, ai piedi del monte Biaena. E´ alberato e fresco e ci sono molte buche in cui nascondersi. Le fenditure della roccia filtrano aria gelida: lì la temperatura è sempre bassa, la vegetazione è una macchia di larici e si trovano licheni anche d´estate (è detta "Giazera"). Una volta Gaz era dei caprioli (prima anche dei Reti, dei Romani, e di signorie varie), ora non si trovano più. I cacciatori vanno spesso lassù, anche in questi giorni, protetti dall’uggiolare dei cani che annuncia il loro arrivo. Controllano tutti i movimenti degli animali nel bosco e si sono accorti che questa primavera, per figliare, le mamme capriolo si sono spostate verso ovest, sul lato del Monte Creino. Per paura.
«Appena sentono che c´è un pericolo, si spostano. E alla mamma del capriolo, per avvertire quel pericolo, non serve vederlo. Le basta l´odore. È probabile che abbia individuato la presenza dell’orso».
Qualcuno dice però che una volta l´orso c´era in Valle di Gresta. Forse addirittura fino all’inizio del XX secolo. Dice anche che poi se ne andò perché l´uomo non gli permetteva di vivere in pace.
«Non è vero» è certo Alessio Less, medico e storico della vallata. E la sua valutazione si basa sulla mancanza di testimonianze, leggende e toponimi che richiamassero una tale presenza. «Tutto il territorio era antropizzato, coltivato e utilizzato per pascoli. Se ci fosse stata una competizione del genere con capre o pecore certamente non sarebbe rimasta senza traccia. Si parla di qualche volpe e, nelle leggende degli anziani, il passaggio di un cervo, attorno al 1930, è raccontato come si trattasse di un dinosauro. Inoltre, se ci fosse stato un orso, certamente avrebbero organizzato qualche battuta di caccia per togliersi dai piedi il predatore e vendere la pelliccia» racconta.
Un uomo di Ronzo, Modesto Ciaghi, si è schierato pubblicamente con l´orso. E sostiene – sue statistiche alla mano – che per gli esseri umani siano più pericolose le scrofe, che l´orso. Anche se il signor Mazzucchi, proprietario dei maiali dilaniati, non sarà d´accordo.
Chiunque entri, al bar Martinelli, ne dice una sull’orso. Però lì nessuno pare aver molta paura. «Per me può anche restare, tanto solo il 5% del suo nutrimento è carne. Eppoi se lo vedo lo ammazzo», va per la maggiore. Ma nei bar, si sa, sono tutti un po´ guasconi.
«Inutile star lì a parlare tanto ormai è deciso: gli orsi restano qui» butta lì uno. Poi prende la Gazzetta e legge.
Esco fuori. I bambini giocano tranquilli. Nessuno pare terrorizzato. Un uomo sta sistemando le piastrelle nel cortile. «Se devo andare per funghi non mi faccio problemi. Orso o non orso. Certo, se dovessi incontrarlo non sarei molto contento» dice. Eppure la faccenda era diversa, qualche sera fa, durante la strapiena assemblea cittadina col sindaco: «Io sono arrivata prima dell’orso, ora voglio essere protetta. Voglio una guardia forestale sempre sotto casa» aveva detto una donna, in mezzo a duecentocinquanta persone. E molte, quasi tutte, annuivano. Specie quelli che abitano vicino al bosco.
L´uomo, ora, vede quel confine. Lo steccato che la mano forte e rapida aveva costruito nella notte dei tempi, quando la terra era di tutti e di nessuno, si sta spostando. E anche l´uomo che costruì il recinto sta per essere a sua volta spinto indietro. Adesso altri abitanti cacciano lui fuori dal suo steccato, fuori dalla proprietà che ormai credeva definitivamente sua, fuori dalle sue abitudini. Le lui - l'uomo - adesso ha paura.
(L’Adige, 16 giugno 2002)
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