
È normale che suscitino interesse internazionale le elezioni in Brasile, un Paese con oltre 200 milioni di abitanti, dove dimora il 60% della foresta pluviale più grande del mondo (l'Amazzonia) e che vede scontrarsi due candidati che incarnano notevoli differenze di visione su ogni argomento (in particolare su libertà e ambiente). Il voto in Brasile è importante oggi ma riguarda tutto il mondo da sempre. Prova ne è che nel 1962, sebbene si eleggesse solo una parte del Congresso federale, la celebre rivista americana «Life» inviò a seguire le elezioni un cronista d'eccezione: lo scrittore John Dos Passos. E già allora – prima della deriva militare – il vigore e la carica viscerale con cui la politica era seguita «sembrava aver finalmente superato il calcio», scrisse Dos Passos. A Rio de Janeiro «le strade erano così tappezzate di manifesti elettorali che quasi gli alberi non si vedevano più. C'era un camion con altoparlanti a ogni angolo». Dos Passos raccontava come quelle fossero le prime elezioni davvero libere del Brasile. Riportando le parole di un candidato del tempo, ricordava come prima del 1955 «soprattutto nell'entroterra la gente si limitava a prendere le schede prestampate dei partiti e consegnate dai coroneles (“i colonnelli”), come venivano chiamati i capetti locali, e le depositava nelle urne. Nel 1955 furono stampate schede ufficiali sulle quali l'elettore poteva segnare la sua scelta. Nelle elezioni del 1962 le schede, con elenchi completi dei candidati, avrebbero avuto una portata praticamente nazionale. Un'altra innovazione era che fino a una certa data tutti i partiti avrebbero avuto accesso libero e gratuito alle tv e alla radio». E concludeva: «Nonostante tutto, la democrazia avanza». Sbagliava. Solo due anni dopo, il 31 marzo del 1964, un colpo di stato portò al potere un regime militare. Dal cui giogo il Brasile si liberò solamente nel 1988. Colpo di stato che il presidente in carica Bolsonaro ha rievocato durante i festeggiamenti dell'indipendenza brasiliana del 7 settembre: «La storia può ripetersi» ha ammonito. O forse minacciato.
John Dos Passos, “Sulle vie del Brasile”, Donzelli, 2012.
(L'Adige 03/10/2022)

Maurilio Barozzi
LA BIBLIOTECA DI BABELE
L'attualità letta attraverso le pagine dei miei libri preferiti
Ogni lunedì, sulla pagina culturale del Quotidiano l'Adige
Comments