top of page

Trentino Volley, la prima Cev Cup (27/3/2019)


ISTANBUL (Turchia) - Un’Itas paziente, a due facce, a tanti cuori esce dalla bolgia di Istanbul con la Coppa Cev: il diciottesimo titolo della sua storia, l’unico di una certa importanza che ancora mancava alla Trentino Volley. Una vittoria arrivata in rimonta, dopo che il Galatasaray si era portato avanti due set a zero e aveva fatto balenare i fantasmi di un’altra sconfitta in finale in questa Coppa che ormai qualcuno riteneva stregata dopo le sconfitte nel 2015 a Mosca e nel 2017 a Tours. Invece no: quando pareva tutto perduto, l’Itas ha cominciato a giocare, a battere, a difendere. E per i turchi il sogno è finito. I trentini hanno rimontato i due set, hanno vinto così la Coppa e poi hanno concluso l’opera vincendo anche il tiebreak senza problemi.

È stata anche la vittoria delle cosiddette seconde linee. La vittoria di Gabriele Nelli, che è entrato a metà secondo set e non è più uscito, concludendo con 14 punti e un sontuoso 69% in attacco. È stata la vittoria di Lorenzo Codarin, 'riserva' di Srecko Lisinac ma capace di sostituirlo al meglio durante questa fase della stagione e capace di farsi trovare pronto al momento opportuno. È stata la vittoria di Davide Candellaro, grintoso e abile a reagire al momento difficile della squadra suonando la carica in un palazzetto caldissimo. È stata la vittoria di Marteen Van Garderen, di Nicola Daldello, Oreste Cavuto e Carlo De Angelis. Quando ieri sono stati impiegati, hanno risposto bene. È stata la vittoria di Luca Vettori che, incappato in una giornata difficile, ha tenuto alto il morale dei ragazzi in campo stimolando sempre il suo sostituto Nelli. È stata la vittoria di Aaron Russell che, quando ha ingranato, ha dato alla squadra l’equilibrio che serviva per vincere. È stata la vittoria di Jenia Grebennikov, partito con un ace sulla groppa e uno scivolone. E poi capace di rendersi come sempre un punto di forza della squadra e del gruppo. È la vittoria di Uros Kovacevic, anche ieri votato miglior giocatore della partita dalla giuria della Cev e autore di 24 punti. È stata, naturalmente la vittoria del capitano Simone Giannelli.

Che ha recuperato la massima lucidità nel momento più difficile della partita: quando tutto sembrava perduto e le nubi di un rischiosissimo golden set si stavano addensando sul palazzetto di Istanbul, lui ha cambiato marcia.

Ha dettato la linea ed ha condotto i suoi alla vittoria. È stata anche la vittoria di una società che ha sempre creduto in questo successo e ha spronato i giocatori a prendere l’impegno con la massima serietà.

Per quanto riguarda la partita, ieri, le cose erano cominciate male. Nel frastuono del Burhan Felek Salon di Istanbul, i tifosi del Galatasaray erano indiavolati e hanno spinto i loro beniamini subito a mille. L’Itas non ha saputo reagire: la battuta non andava e la ricezione faticava sui colpi dai nove metri dei turchi. Oliver Venno sembrava inarrestabile e anche Oleg Antonov ha messo in difficoltà i suoi ex compagni di Trento. Perso il primo set 25-22, l’Itas non ha saputo riprendersi. Vettori non era in palla e pure Russell stentava a carburare. Dall’altra parte, invece, ha iniziato a macinare anche il centrale Justin Duff e sul 25-21 (dunque due set a zero) il pubblico ha cominciato a fare festa. Ma i tifosi turchi non hanno fatto i conti col ritorno trentino. Nelli scatenato realizza due ace e porta i suoi sul 5-9. E quando Kovacevic toglie il tempo al muro con un lob fa 8-14 e ipoteca il set, chiuso da Nelli sul 25-16. Il quarto e decisivo set dura solo dieci minuti. Quando Giannelli va al servizio, affonda prima Antonov e poi il suo sostituto Melih Siratca: 3-13. Ormai i trentini festeggiano e i turchi devono ammainare la bandiera. Il platonico tiebreak si chiude 15-5 ancora per Trento.



ISTANBUL (Turchia) – Mentre il sole svergognatamente rosso di Istanbul sembra immergersi nelle acque del Bosforo, i tifosi della Trentino Volley, esponenti della Curva Gislimberti, possono finalmente scaricare la loro tensione: inizia la finale di Coppa Cev tra la loro squadra del cuore e i turchi del Galatasaray. Dopo un giorno e mezzo passato nel cuore della città dei due continenti, abbagliati dalle meraviglie di ceramiche variopinte, odore di caldarroste e i rituali salamelecchi che camerieri e inservienti riservano ai turisti, i supporter gialloblu si trovano rinserrati nel catino della Burhan Felek Voleybol Salonu circondati da una mareggiata giallorossa che fa rullare i tamburi di guerra.

Il quartiere di Üsküdar – nella parte asiatica - pare distante mille miglia dal panorama da cartolina della città e la meravigliosa tristezza raccontata poeticamente fin nei dettagli più intimi dallo scrittore premio Nobel Orhan Pamuk. La placida calma trasmessa dai battelli che scivolano lungo il mar di Marmara è soppiantata dalla vitalità tribale, arrembante, ossessiva e minacciosa della tifoseria ottomana. Il palazzetto, già due ore prima della partita, è circondato da addetti alla sicurezza posizionati con le spalle al terreno di gioco e lo sguardo sugli spalti a controllare i più scalmanati (cioè tutti).

I trentini, una cinquantina - professionisti in pensione, famigliole, ragazze appassionate al volley - arrivano all'appuntamento con tutt'altro spirito. Magari affaticati da una giornata trascorsa a correr dietro a Gaie, la guida turca che conosce ogni dettaglio della sua città ed ha loro raccontato le meraviglie della Moschea blu, li ha condotti nei bui e umidi corridoi della cisterna e poi al mercato delle spezie. Habitué delle trasferte dell'Itas, i gialloblu sono allenati a questi tour de force, meno alla pugna di fronte a falangi rutilanti. «Da quindici anni seguo tutte le gare in casa e quasi tutte le trasferte» racconta Enzo, uno dei “Gislimberti” che è in pensione e approfitta della sua squadra del cuore per fare del turismo pallavolistico. «Salonicco, Doha, Lodz, Cracovia, Tours, Losanna... Ne ho fatte a decine» precisa poche ore prima della finale. Sperando che questa partita di Istanbul possa cancellare la delusione patita a Tours.

C'è anche una famiglia al completo. Figlia, madre e padre «di 73 anni» assicura, con un certo orgoglio per un aspetto che effettivamente farebbe pensare a un paio di lustri in meno. «Dico solo una cosa sull'aspetto tecnico – arringa la famiglia e il sottoscritto -: quest'anno vinciamo di sicuro perché abbiamo una buona squadra e soprattutto Grebennikov, il libero più forte del mondo». Tutti quelli che sentono toccano ferro, ma lui non si scompone. «Ne sono sicuro».

Un'ora e mezza prima della partita irrompono sugli spalti anche un drappello di poliziotti in tenuta antisommossa con caschi e scudi in plexiglas. I “Gislimberti” entrano spogliati di ogni armamentario: tamburi, megafoni e stelle filanti sono stati requisiti all'ingresso. Resta solo qualche bandiera. Qualcuno dei tifosi ricorda la baraonda di Praga, nella finale di Campions Legue del 2009. qualcun altro ripensa a Salonicco, quando l'allora opposto gialloblu Mitar Djuric (che in Grecia è di casa) consigliò loro di evitare i cori. E per chi non avesse capito l'antifona, ci pensano i turchi a chiarirla. Ogni volta che i trentini tentano un timido coro vengono sommersi da una selva di fischi. E l'inizio della partita è drammatico per il punteggio (due set a zero per il Galatasaray) e per il tifo soverchiante. Poi le cose cambiano. La Trentino Volley rimonta e, piano piano, la voce dei gialloblu comincia a fare breccia nelle viscerali canzoni degli ultras turchi. Ed alla fine, addirittura, quando la vittoria dell'Itas è ormai cosa certa, i trentini possono gridare «Campioni campioni», ammutolendo i fischi dei turchi delusi.


In L'Adige 26 marzo 2019

bottom of page