di Alberto Coghi
«Noi malati di sport desideriamo conoscere da vicino il campione. Aneliamo a diventargli intimi per sapere cosa si prova ad essere bello e osannato. Bramiamo informazioni su come ha fatto per diventare il migliore. Spesso invidiosi, adoriamo anche ficcare il naso nei suoi fatti personali, sperando di smascherarne magari qualche lato oscuro che ce lo avvicini». Non dev’essere semplice andare alle radici di un fenomeno per giunta tutt’ora in corsa. Occorre un’idea semplice e funzionale che possa permettere al lettore, anche il più profano, di cogliere le tantissime sfaccettature di uno sport come la pallavolo che in Italia non è costantemente oggetto di attenzione da parte dei più. Per questo c’è da fare i complimenti a Maurilio Barozzi, giornalista de “L’Adige” ed anche romanziere, che si è cimentato nel duro lavoro di rimettere mano e testa su precedenti fatiche professionali per produrre il suo Muro dolomitico. Il libro è composto dalle interviste, svolte dallo stesso Barozzi e pubblicate su “L’Adige” a partire dal 2007, dei protagonisti sul campo e a livello societario del fenomeno pallavolistico italiano più riuscito a livello di pianificazione e trofei dell’ultimo ventennio: il Volley Trento.
Racconti di sport e di vita. La storia della pallavolo trentino è tanto giovane quanto ricca: nel 2000 viene fondata la società che, grazie all’acquisizione del titolo sportivo di Ravenna, può iscriversi al campionato di A1, sotto la presidenza di Diego Mosna, imprenditore nel settore della carta. Dal 2007 ad oggi la società ha conquistato 17 trofei nazionali ed internazionali. Spiegare attraverso delle interviste una supernova della pallavolo italiana come è stata ed è Trento, richiede la capacità di toccare tematiche non solo legate al campo. Da perfetto inviato e giornalista di spogliatoio, Barozzi si insedia nel palazzetto di allenamento di Trento per scalfire i segreti di ogni singolo ingranaggio del sestetto che, nei 12 anni di storia che copre il libro, è stato per due volte di Rado Stojčev, di Roberto Serniotti (l’anno forse più difficile perchè di transizione ed avaro di soddisfazioni) ed attualmente è guidato da Angelo Lorenzetti. Ne viene fuori un mosaico di ben 37 ritratti e storie, tutte dello spazio massimo di 5 pagine (il tempo di leggere un’intervista al bar mentre si sorseggia un caffè), contestualizzate in maniera pertinente da delle brevissime note a piè di pagina che permettono al lettore di sapere per quanto tempo quel personaggio ha militato nella pallavolo Trento e il suo palmarès durante la permanenza in Trentino. La vicenda umana di Jack Sintini, l’assurda bagarre italo-cubana di Osmany Juantorena, il balzo dai banchi di scuola a miglior regista del mondo di Simone Giannelli sono al centro della narrazione nelle interviste dell’autore che è bravo nel non fermarsi soltanto alle vicende di campo. Così si viene a conoscenza di un Massimo Colaci pescatore di tonni, di un Uros Kovacevic grande amante del cinema (Il Padrino su tutti) e di un Kaziyski assiduo lettore. Barozzi non si mette però in disparte, ma arricchisce i profili dei personaggi con parallelismi e metafore letterarie e riprese dalle alzate che gli propongono i soggetti incontrati. In fondo anche lui, da inviato sportivo del giornale di Trento, è diventato parte importante di «qualcosa di grande, unico e meraviglioso».
Perché leggerlo: perché il libro è un puzzle di storie di sportivi esilaranti, sorprendenti e anche drammatiche che compongono il mosaico Trento.
Titolo: Muro dolomitico. Trento capitale mondiale del volley. Ritratti di protagonisti, storie di uomini Autore: Maurilio Barozzi Editore: Curcu & Genovese Associati Anno: 2019 Pagine: 160
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