«Quando uscimmo dal Duke of New York locchiammo, alla luce della finestra più grande del bar, un vecchio ciuccone barbugliante che stava ululando tutte le sporche canzoncine dei suoi padri e faceva blurp blurp tra una strofa e l’altra come se avesse una zozza vecchia orchestrina nelle schifose e fetenti budella. Se c’è una cosa che non ho mai potuto soffrire è proprio questa. Non ho mai potuto sopportare la vista di un poldo tutto sudicio, barcollante e ruttante e ubriaco qualsiasi età abbia, ma specialmente se è proprio bigio com’era questo qui. Così (…) gliene suonammo che era una bellezza con le biffe tutte un sorriso, ma lui continuava a cantare. Poi lo trappettammo e lui cascò giù come un masso, sciaguattando fuori una barilata di vomito birroso. Quello ci disgustò, così gli si dette lo stivale, un colpo per uno, e poi fu il sangue, invece di vomito o canzoni, che uscì da quel suo vecchio truglio fetente. Poi ce ne andammo per i fatti nostri». Non è il verbale dell’interrogatorio dei due minorenni che pochi giorni fa, a Pomigliano d’Arco, hanno pestato e ucciso Friedrick, un uomo senzatetto. É invece la cronaca di una serata del quindicenne Alex, protagonista del romanzo “Arancia meccanica” che Anthony Burgess pubblicò nel 1962 e che divenne uno straordinario film di Stanley Kubrick nel 1972. Dunque la violenza gratuita, la malvagità fine a sé stessa non è purtroppo prerogativa dell’oggi. Eppure Burgess non scrive le sue pagine per denunciare quell’esecrabile tratto del genere umano, già ben noto a tutti. Ciò che intende fare, e lo fa capire chiaramente nella parte finale del libro, è indagare con la massima profondità e spietatezza quanto sia importante la libertà. Scavando fino al punto in cui arriva al crocevia fondamentale: meglio essere malvagi per scelta propria o essere buoni per il lavaggio scientifico del cervello? Burgess col suo romanzo ci racconta il fallimento di uno stato - di una società - che pensa di redimere i suoi cittadini usando a sua volta la violenza e l’imposizione. Paradossalmente, proprio attraverso la violenza ci dice come i risultati duraturi si ottengono con stimoli positivi e grazie a scelte individuali consapevoli.
Anthony Burgess, Arancia meccanica, Einaudi 1996.
(L'Adige 26/6/2023)
Maurilio Barozzi
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