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Macondo, l'illusione dell'isolamento 11/3/2024


Mucche a riposo sulla spiaggia di Goa

Macondo è la cittadina all’apparenza impenetrabile creata da Gabriel García Márquez e resa memorabile dal suo capolavoro “Cent’anni di solitudine”. Agli abitanti di Macondo, infatti, risulta quasi impossibile andarsene. Uno dei protagonisti della numerosa casata Buendía, Josè Arcadio, per stabilire un contatto con il resto del mondo, prova a spingersi lungo l’unica rotta praticabile, a nord, ma dopo vari giorni rinuncia e torna indietro perché trova la strada interrotta da un enorme galeone spagnolo «inchiavardato in un pavimento di pietre». Sembra dunque che Macondo sia una cittadina completamente isolata. Tuttavia, spesso forestieri giungono a Macondo (le magie del romanzo). Gli zingari di Melquíades, ad esempio, vanno e vengono a piacimento: sono loro a portare le innovazioni che stimolano la curiosità e l’intuito di José Arcadio: la calamita, il cannocchiale, l’astrolabio, la bussola e il sestante. Sono loro che fanno sospettare José Arcadio di essere costretto in un imbuto che vorrebbe abbandonare per trovare la civiltà. «Nel mondo stanno succedendo cose incredibili» diceva a Úrsula (sua moglie). «A un passo da qui, dall’altra parte del fiume, c’è ogni tipo di apparecchio magico, mentre noi continuiamo a vivere come asini». Asini, ma protetti. Macondo rappresenta infatti l’illusione della fortezza come tutela. Scrive a un certo punto García Márquez, l’autore: «Lui (José Arcadio Buendía) già a quell’epoca aveva il terrore di tutto ciò che lo circondava, ed era pronto a spaventarsi davanti a tutto ciò che avrebbe incontrato nella vita».

Eppure alla fine, proprio quella clausura - la solitudine - che Macondo pretendeva di avere e riteneva essere la sua salvezza, ha portato al disastro. Quando Amaranta Ursola e Aureliano (nipote di lei) danno alla luce un bambino con la coda di porco tutto crolla. È il frutto dell’incesto - simbolo più perverso della chiusura e alla lunga inevitabile in una comunità davvero ermetica - e la città si dissolve, spazzata via dal vento.

Gabriel García Márquez, “Cent’anni di solitudine”, Mondadori, 1968.

(L'Adige 11/3/2024)


Maurilio Barozzi LA BIBLIOTECA DI BABELE  L'attualità letta attraverso le pagine dei miei libri preferiti  Ogni lunedì, sulla pagina culturale del Quotidiano l'Adige

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