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Gatsby e la ricerca della ricchezza - 20/6/2022

Aggiornamento: 11 lug 2023



In estate proliferano le feste e tutti noi, quando ci troviamo in mezzo, ci scopriamo pronti a fotografarci per la gioia di instagram. È l'umana vanità: ognuna di quelle foto ha come sottotesto più o meno consapevole: guardate dove sono, sfavillante protagonista di questa ricca vita. Il problema è che i veri ricchi non si mischiano mai con chi non ritengono essere del loro medesimo lignaggio: gli succhiano ogni goccia di delizia e poi lo sputano via, come la buccia di un acino d'uva. Per dire: Jay Gatsby aveva provato di tutto pur di affascinare la ricca e volubile Daisy. In qualche modo aveva fatto fortuna e si era aperto le porte dell'alta società grazie alle sue feste sgargianti, i vestiti di seta, l'auto di lusso. Aveva supposto anche che Daisy non fosse innamorata di suo marito Tom, un gretto razzista, ignorante e fedifrago: dunque lui l’avrebbe conquistata come non aveva potuto fare da ragazzino, quando era stato rifiutato per le sue umili origini. Ma non aveva considerato il fatto principale: Tom era davvero ricco. E – racconta Francis Scott Fitzgerald in uno dei più bei romanzi della storia, pubblicato nel 1925 – quando si arriva al dunque, i ricchi sono tra loro solidali. Così, dopo aver incoraggiato le avance di Gatsby nel suo corteggiamento e disprezzato in pubblico il marito Tom, è la stessa Daisy a firmare la condanna di Gatsby, lasciando che si prenda la colpa per un investimento mortale di cui la responsabile è lei. Verso il finale, il narratore-testimone Nick descrive a perfezione il fascino indiscreto e snob della ricchezza di Tom e Daisy: «Non erano felici; nessuno dei due aveva toccato il pollo, né la birra, e tuttavia non erano nemmeno infelici. La scena era pervasa da un'inconfondibile atmosfera di naturale intimità, chiunque avrebbe detto che stessero complottando qualcosa». E aggiunge: «Tom e Daisy erano persone sbadate. Rovinavano le cose e le persone e poi si rintanavano nel loro denaro o nella loro enorme sbadataggine o in quel che comunque li teneva uniti, e lasciavano che altri rimediassero al guaio che avevano combinato». Il grande sogno (americano) arriva solo fino a un certo punto, chiarisce Fitzgerald: si può dimostrarsi belli, eleganti nella postura, guadagnare del denaro. Eppure, agli occhi dei veri ricchi, si resterà dei parvenu.

Francis Scott Fitzgerald, Il grande Gatsby, Mondadori 1950.

(L'Adige 20/6/2022)




Maurilio Barozzi LA BIBLIOTECA DI BABELE  L'attualità letta attraverso le pagine dei miei libri preferiti  Ogni lunedì, sulla pagina culturale del Quotidiano l'Adige

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