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Il Carnevale di Dona Flor - 28/2/2022

Aggiornamento: 19 ott 2023



Il Carnevale di Vadinho e Dona Flor

La beffa di Carnevale più ironicamente crudele avvenne a Bahia, in Brasile, una cinquantina d'anni fa. Era domenica mattina quando Vadinho, libertino impenitente, ci rimase secco mentre ballava un samba vestito da donna, ubriaco per aver passato la notte tracannando whisky a scrocco di un ricco piantatore di cacao. E così lasciò vedova Dona Flor, bellissima baiana e grande esperta di cucina. L'ironia della vicenda, uscita dalla fantasia di Jorge Amado, sta nel fatto che Flor, proprio da quella morte apprende molto. Da una parte le manca quel gaudente di Vadinho che, sebbene la tradisse e spesso non rincasasse la notte, quando c'era la faceva vibrare di emozione. Dall'altra, incontra la pacatezza del farmacista Teodoro, «bell'uomo, inappuntabile con tanto di gilè e catena d'oro, forte di salute, morigerato di costumi, un signore perbene, un superbo quarantenne». Teodoro però, per i gusti della focosa baiana è pure troppo morigerato di costumi: le offre sicurezza e gentilezze ma non le fa vivere la gioia di Vadinho. Già, Vadinho... Le manca molto finché un giorno accade la magia. «Sul letto di ferro, nudo come dona Flor lo aveva visto nel pomeriggio di quella domenica di carnevale, in cui gli uomini dell'obitorio avevano riportato il corpo e l'avevano consegnato, c'era Vadinho, sdraiato in panciolle, che sorridendo faceva ciao ciao con la mano». Flor è felice ma anche stupita. «Se Teodoro viene e ti trova qui, io che gli racconto?» «Sciocca... lui non mi vede, chi mi vede sei solo tu, mio fior-di-perdizione» risponde Vadinho. Spiegandole che, nell'eventualità, se si stringono un po' nel letto ci staranno tutti e tre.

«Perché si deve sempre aver bisogno di due uomini? Perché uno solo non basta a riempire il cuore?» si chiede Flor. In attesa di darsi una risposta, prosegue il ménage à trois, fantasticando su Vadinho e dedicandosi compostamente a Teodoro. Finché Vadinho compare sempre meno e un giorno svanisce ai suoi occhi, lasciandola padrona di vivere completamente la sua vita sola con Teodoro, che nel frattempo lei aveva “svezzato”.

Ecco ciò che accadde, nella magica Salvador de Bahia, città di Tutti i Santi, dopo quel carnevale.

Jorge Amado, “Dona Flor e i suoi due mariti”, Garzanti, 1977.

(L'Adige 28/2/2022)




Maurilio Barozzi

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