Nel “nuovo mondo” gli anni non si contano dalla nascita di Cristo ma da quella di Henry Ford. L'organizzazione maniacale è il fulcro di una dittatura che ha portato ordine dopo le guerre. Ma non si tratta di una dittatura del terrore, bensì di un governo che controlla ricorrendo «a varie forme di manipolazione non-violenta, fisica e psicologica», precisa lo scrittore Aldous Huxley che nel 1931 ha inventato “Il nuovo mondo”. Il motto è «Comunità. Identità. Stabilità». Tutti gli uomini sono uguali e lavorano su macchine uguali. Chi non sottostà alle regole è confinato in un'isola dove incontrerà gente che «per una ragione o per l'altra, ha preso troppa coscienza del proprio io individuale per adattarsi alla vita comune. Tutta gente che non è soddisfatta dell'ortodossia, che ha idee indipendenti, sue proprie. Tutti coloro che sono qualcuno». Quasi quasi li invidio, conclude beffardo il Governatore. E allora perché non andate in un'isola anche voi? Gli viene chiesto. «Potevo scegliere – dice –: essere spedito in un'isola dove avrei potuto continuare a farmela con la scienza pura oppure essere ammesso al Consiglio con la prospettiva di essere promosso a Governatore generale. Ho scelto questo e ho abbandonato la scienza».
L'aspetto più inquietante e innovativo dell'opera sta proprio nella supposizione: «potevo scegliere». A differenza del romanzo “1984” di Orwell, che fantastica una società stereotipata fondata sulla punizione, Huxley spinge il ragionamento a un livello più sofisticato. L'uniformità e il controllo si basano sul fatto che i cittadini siano davvero convinti di godere del libero arbitrio. Invece la scienza, l'istruzione, la tecnica – in ultima analisi le informazioni per costruire un'opinione e un criterio di scelta – è in mano ai Governatori. Loro stabiliscono cos'è lecito. Quando il Governatore cita Shakespeare, l'eretico Selvaggio si stupisce. «L'ha letto anche lei? Credevo che in Inghilterra nessuno conoscesse questo libro». «Quasi nessuno – risponde il Governatore –. Qui è proibito ma siccome faccio le leggi, posso anche violarle». D'altra parte, precisa gongolante, da buoni animali domestici non lo capirebbero.
Aldous Huxley, “Il nuovo mondo”, Mondadori, 1933.
(L'Adige 19/9/2022)
Maurilio Barozzi
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