Come spesso accade, mossa formalmente dalle migliori intenzioni - progresso, impiego, benessere - la Carolina Power aveva investito acquistando 400 ettari di terreno allo scopo di costruire una diga. Per gli abitanti della zona, però, tale investimento ha significato dover abbandonare la loro casa, tutto ciò che avevano, e andarsene. Il progetto prevedeva infatti che nel giro di poco tempo, dieci mesi, l’area sarebbe stata completamente sommersa dall’acqua. Inutile dire che «alla gente di lassù andava pochissimo a genio di vedersi scacciata dalla propria terra». Inutile dire che l’opera si fece comunque. Inutile dire che sotto quell’acqua furono annegate storie, case, esistenze, oggetti…
L’ambientazione è quella che fa da sfondo al romanzo di Ron Rash “A un passo dal paradiso”, un romanzo faulkleriano, che racconta le vicende accadute in una torrida estate degli anni Cinquanta. Dato che è un giallo, non svelerò la trama. Basta il contesto: un paese che sta per essere sommerso a causa delle scelte di altri uomini. Scelte capaci di cancellare il passato, il senso di decine e decine di esistenze, senza alcun rimorso. E, d’altra parte, persone che nascondono segreti che solo l’acqua - pensa qualcuno - può custodire. Ed è proprio la forza di quei drammi che scaturisce potente dalle pagine. « «Era una corsa tra me e l’acqua (…) Ero cresciuto sapendo bene che quel posto non aveva futuro, che presto o tardi Jocassee sarebbe finita sott’acqua, per cui non mi ci ero mai affezionato come mamma e papà. Avevo sempre saputo di dovermene andare», dice amaro uno dei protagonisti, tornato nella sua vecchia terra per convincere un’anziana signora ad andarsene dalla sua casa, prima che fosse sommersa. «Ho lasciato Jocassee, per l’ultima volta, sempre che spettasse a me deciderlo. Comunque sia non era mia intenzione tornare, che fosse per pescare o nuotare o fare sci acquatico o qualunque altra cosa del genere. Non era un posto per chi aveva una casa, quello. Era un posto per gli scomparsi».
Ron Rash, Un piede in paradiso, La Nuova Frontiera, 2021.
(L'Adige 29/5/2023)
Maurilio Barozzi
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