Qualche giorno fa mi trovavo a Maribor e, sorpreso da un acquazzone, sono entrato in un bar completamente zuppo per chiedere al cameriere di servirmi qualcosa di corroborante. Il barman però, un uomo sulla sessantina con radi capelli bianchi pettinati all'indietro, insensibile alle mie condizioni di naufrago sfuggito alla tempesta, indicò l'orologio: «Sono le dieci, il bar chiude», disse con tono fermo. Con le pive nel sacco tornai in strada e, sbollita la rabbia, osservai che in fin dei conti il barista non avrebbe potuto fare altrimenti. La sua risoluta abnegazione al dovere mi fece anche venire in mente il protagonista del romanzo del premio Nobel Kazuo Ishiguro “Quel che resta del giorno”: Stevenson. Stevenson era un composto maggiordomo britannico che per tutta la vita ha messo il suo mestiere davanti a ogni altra istanza personale. Eppure un giorno – a causa di un viaggio per incontrare Miss Kenton sua ex collega di cui molti anni prima era stato goffamente e segretamente innamorato – si ritrova a fare i conti con i suoi valori di dignità e dedizione, rimettendoli in discussione. E per rendere manifesto il suo ripensamento, Stevenson usa la metafora delle battute di spirito, che aveva da sempre aborrito a causa della sua scarsa propensione all'ironia. «È forse giunto davvero il momento che io cominci a considerare con maggiore entusiasmo l'intera faccenda dello scambio di battute scherzose», si ripromette nel finale Stevenson. Pare il cambiamento di un personaggio che si rende conto di aver sacrificato troppo e che lascia intravedere il lieto fine della sua vita. Forse è così. In realtà il retrogusto più persistente che si ricava dalla lettura del libro è l'ineluttabilità della scelta (una scelta o un destino?) originale di Stevenson: quella di seguire le orme del padre maggiordomo, e farlo col massimo dell'impegno. Rinunciando, pur di riuscirci, anche all'amore. Una visione più imbevuta di Confucio (l'uomo probo che giunge alla serenità perseguendo il giusto mezzo con perseveranza) che di edonismo individualista occidentale. Non è un caso che l'autore del romanzo sia di origini giapponesi. E che quel cameriere io l'abbia incontrato sulla sponda della Drava, il fiume che spalanca le porte al mondo dell'Est.
Kazuo Ishiguro, Quel che resta del giorno, Einaudi 1990.
(L'Adige 13/6/2022)
Maurilio Barozzi
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