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Immagine del redattoreMaurilio Barozzi

Il ritorno di Cormac McCarthy - 14/3/2022

Aggiornamento: 24 ott 2023


Mucche a riposo sulla spiaggia di Goa

Meridiano di sangue racconta l'ossessione per la guerra

Cormac Mc Carthy – classe 1933 – torna in autunno con due libri: “The Passengers” e il suo preambolo “Stella Maris”. Al centro di entrambi i libri c'è la storia di due fratelli ossessionati dall'eredità psicologica del padre: era un fisico che aveva lavorato a fianco di Robert Oppenheimer svolgendo un ruolo importante nella costruzione della bomba atomica. Rileggere oggi alcune delle sue opere aiuta a capire certe inclinazioni umane, il delirio di onnipotenza, la malvagità insita in molti individui e, in certo senso, anche l'impassibilità della natura.

Nel suo – finora ultimo – romanzo “La strada” si possono provare le pene di un padre e un figlio che trovano nel loro legame la forza per cercare di sfuggire a una sorta di guerra apocalittica piena di macerie e vuota di speranze. In “Meridiano di sangue”, invece, emerge il desiderio di dominio e la violenza insita in tale aspirazione. Aspirazione che è poi il mito fondativo della teoria della frontiera e, più in generale, dell'imperialismo. Il critico Harold Bloom, autore de “Il canone occidentale” ha definito “Meridiano di sangue” non solo «il western definitivo, ma anche la definitiva, cupa e solenne descrizione della violenza».

Il vero protagonista del libro, il giudice Holden, incarna l'idea della guerra perpetua e riesce ad ammantare ogni sua nefandezza con un disegno filosofico capace di renderla esteticamente accettabile. E questa sua abilità fa proseliti: innanzitutto i suoi scagnozzi, cacciatori di scalpi. Ma poi anche il ragazzino senza nome – per ironia della sorte venuto al mondo con un omicidio: lui stesso, nascendo, ha causato la morte della madre – che si unisce a loro. Non sono molto diversi dalla banda i pellerossa, e nemmeno i messicani. Ognuno brama potere, con qualche supposta ragione. Ognuno spande violenza. Solo il giudice, però, riesce a incanalare la sua follia in una teoria totale. Ricordando Nietzsche («Potrei prestar fede solo a un dio che sapesse danzare» sostiene Zarathustra), a un certo punto dice: «Solo l'uomo che si sia interamente offerto al sangue della guerra, che sia sceso fino in fondo al pozzo e abbia visto l'orrore tutt'intorno a sé e abbia infine imparato che esso parla all'intimo del suo cuore, solo quest'uomo può danzare. [...] Tutti gli altri sono destinati alla notte eterna».

Cormac McCarthy, “Meridiano di sangue”, Einaudi, 1996.

(L'Adige 14/3/2022)



Maurilio Barozzi

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