top of page
Immagine del redattoreMaurilio Barozzi

La guerra secondo von Clausewitz 27/2/2023

Aggiornamento: 11 lug 2023


Eschilo diceva che la prima vittima delle guerre è la verità. Anni dopo - in modo sistematico e imperituro - il barone Von Clausewitz scrisse il suo “Della guerra” (1832) che ancor oggi rimane un caposaldo di strategia militare. E anch’egli rimarcava questo concetto. «In due parole, la maggior parte delle informazioni è falsa e la pavidità degli uomini è una nuova causa di menzogna e di inesattezza. Generalmente, ciascuno è disposto a credere più il male che il bene, ciascuno è tentato ad esagerare un poco il male». «La difficoltà di vedere giusto, che costituisce uno dei maggiori attriti in guerra, fa sì che le cose si presentino in modo molto differente da come si erano immaginate». Proprio ciò che stiamo vedendo oggi, a un anno di guerra in Ucraina.

Pur essendo un grandissimo esperto militare, von Clausewitz aveva però sempre sostenuto la prevalenza della politica sulla guerra: «La guerra non è se non la continuazione del lavoro politico al quale si frammischiano altri mezzi (…) È forse altra cosa che una specie di scrittura o di linguaggio diverso per esprimere il pensiero politico? Questa lingua ha senza dubbio una propria grammatica, ma non una logica propria. In conseguenza, la guerra non può mai essere separata dal lavoro politico; e se, eventualmente, si vuol fare astrazione da esso nelle ponderazioni, tutti i fili dei rapporti vengono in certo modo rotti e ne esce una cosa priva di senso e di scopo». Purtroppo i principali soggetti decisori nella guerra in Ucraina paiono avere smarrito tale insegnamento, quasi inondati dall’urlo di Eris - la dea della Discordia - che Omero nell’Iliade volle inviata da Zeus per mettere nel cuore degli achei l’idea che la guerra fosse «più dolce che far ritorno sulle concave navi alla terra dei padri».

In Ucraina, l’assente principale è proprio la politica. Dopo aver letto von Clausewitz, Antonio Gramsci scrisse:«È da ricordare come Bismarck, sulla traccia di Clausewitz, sosteneva la supremazia del momento politico su quello militare, mentre Guglielmo II, come riferisce Ludwig, annotò rabbiosamente un giornale in cui l’opinione di Bismarck era riportata: così i tedeschi vinsero brillantemente tutte le battaglie, ma perdettero la guerra»

Karl von Clausewitz, Della guerra, Mondadori, 1970.

(L'Adige 27/2/2023)


Maurilio Barozzi LA BIBLIOTECA DI BABELE  L'attualità letta attraverso le pagine dei miei libri preferiti  Ogni lunedì, sulla pagina culturale del Quotidiano l'Adige

Maurilio Barozzi

LA BIBLIOTECA DI BABELE

L'attualità letta attraverso le pagine dei miei libri preferiti

Ogni lunedì, sulla pagina culturale del Quotidiano l'Adige













Comments


bottom of page