C'è, soprattutto in questo periodo di Covid, un proliferare di leggi, doveri, pronunciamenti che spesso non ci paiono giusti, o coerenti, o semplicemente idonei allo scopo per cui sono stati generati.
A tal proposito, sono sempre stato affascinato da come Herman Melville sia riuscito a immergersi con pagine di viva letteratura in un tema, quello dell'accettazione delle leggi – o più in generale delle regole - che da sempre alimenta discussioni.
In “Moby Dick” (1851), Melville esplora il concetto osservandolo dal punto di vista primordiale: l'uomo, simboleggiato dal capitano Ahab, cerca di sovvertire le leggi di natura cacciando ossessivamente la balena bianca ma ne viene inevitabilmente travolto, trascinando con sé tutti quanti lo abbiano seguito, tranne Ismaele che si salva dai flutti galleggiando in una bara. In “Bartleby lo scrivano” (1853), ci parla del rifiuto delle regole e delle consuetudini. Lo scrivano nemmeno spiega le ragioni per le quali da un giorno all'altro decide di non assecondarle più. Non chiede comprensione né pretende di convincere alcuno: semplicemente oppone alle richieste che gli vengono avanzate un educato ma fermo «preferirei di no». Compie così, austero e silenzioso, la sua rivolta. «Era uomo di preferenze, non di presunzioni», scrive Melville.
E poi c'è “Billy Budd, marinaio” (1891). A bordo della “Bellipotent”, l'odioso Claggart molesta e accusa falsamente di cospirazione Billy. Che lo uccide con un pugno. Billy sa a cosa va incontro e non protesta quando viene arrestato e condotto al patibolo. Anzi, scrive Melville descrivendo i suoi ultimi istanti di vita: «Billy era in piedi, faccia rivolta a poppavia. All'ultimo momento le sue parole, le sue uniche parole, pronunciate chiaramente senza impedimento alcuno, furono queste: “Dio benedica il capitano Vere!”», che lo aveva condannato a morte. In quelle parole c'è la consapevolezza di una legge forse ingiusta – in fin dei conti Billy si era difeso dai soprusi di Claggart – ma proprio perché legge andava osservata. Billy sa di aver trasgredito e che per questo deve pagare. Lo fa senza un lamento, senza un mugugno, senza chiedere nulla. Lo fa e basta. Da vero uomo.
Herman Melville, “Opere”, Mondadori, 1991.
(3/1/2022)
Maurilio Barozzi
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