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Immagine del redattoreMaurilio Barozzi

Morrissey e la morte della regina 12/9/2022

Aggiornamento: 11 lug 2023


Mucche a riposo sulla spiaggia di Goa

Comprensibilmente, contriti dalla solennità del momento, in questi giorni quasi tutti i commentatori hanno portato l'estremo saluto alla regina d'Inghilterra con l'elegia del panegirico. È normale che sia stato così: di fronte alla morte, anche i nemici più acerrimi ripongono le armi per lasciare spazio alla pietas.

Tuttavia non sono pochi coloro i quali non credono alla monarchia. E, in particolare, non hanno amato la regina Elisabetta: elegante, misurata, longeva ma talvolta anche importuna (come nei rapporti con Lady D. e Meghan) e sfrontata (come quando, con una valigia di sterline, mise a tacere la vicenda di sesso con una minore del figlio Andrea).

Vari artisti non condividono il concetto stesso di monarchia. Elvis Costello, quando ricevette il titolo di Ufficiale dell'Impero britannico, affermò che era stato indeciso se accettare. Poi lo fece seguendo il consiglio della madre: «Vai e fatti una risata». Comunque, ha aggiunto, «continuo a ritenere l'impero ridicolo e orribile» e il titolo di Ufficiale «non è altro che un gingillo nel mio armadio».

Molto più diretto il leader degli Smiths Steven Patrick Morrissey, per il quale la regina era già morta nel 1986. “The Queen is dead”, la regina è morta, è il titolo di una canzone (e un album del 1986, appunto) in cui Morrissey chiama la regina «Sua bassezza assoluta dalla testa imbacuccata» e inizia con un commiato inequivocabile: «Addio alle squallide paludi di questo paese». «Caro Charles» chiede ironicamente il cantante nei versi del pezzo «non hai mai desiderato di comparire sulla prima pagina del Daily Mail indossando il velo nuziale di tua madre?».

In un libro che ripercorre la vicenda degli Smiths, Morrissey spiega anche il motivo del suo «disprezzo» nei confronti della famiglia reale: «È un nonsense fiabesco, l'idea stessa della loro esistenza in giorni come questi, durante i quali la gente muore quotidianamente perché non ha abbastanza denaro per pagarsi il riscaldamento, secondo me è immorale. Per quel che mi riguarda, il denaro speso per la famiglia reale è denaro gettato via».

Questo pensava Morrissey 36 anni fa. Avrà cambiato idea?


Alberto Campo (cur.), “The Smiths”, Arcana, 1988.


(L'Adige 12/9/2022)



Maurilio Barozzi LA BIBLIOTECA DI BABELE  L'attualità letta attraverso le pagine dei miei libri preferiti  Ogni lunedì, sulla pagina culturale del Quotidiano l'Adige

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