
Il termine generico è “amore incondizionato”. Chi ha un cane sa perfettamente di cosa sto parlando: addossamento continuo, coda a tergicristallo quando sta giocando con te, festeggiamenti a ogni rientro in casa, occhi tristi quando ti vede abbacchiato, leccate a profusione se hai una ferita... Insomma, tutte cose note a chi viva con un cane. Chi invece non ha questa fortuna può farsene un'idea piuttosto precisa leggendo il romanzo di Paul Auster “Timbuctù”. I protagonisti sono il poeta vagabondo Willy e il suo cane Mr Bones. I due girano l'America alla stregua di Don Chisciotte e Sancho Panza: Willy nutre la speranza di trovare Bea, la sua vecchia professoressa del liceo. Mr Bones lo segue con fedeltà e devozione. E Willy lo ricambia, sapendo di avere accanto un amico speciale. A un certo punto, cercando di insegnare la lettura a Mr Bones, in un passo esilarante, Willy gli dice: «La verità è, amico, che i cani possono leggere. Altrimenti perché metterebbero quei cartelli all'ingresso degli uffici postali? VIETATO L'INGRESSO AI CANI – A ECCEZIONE DEI CANI GUIDA. Capisci cosa voglio dire? L'uomo guidato dal cane non ci vede, perciò come può leggere il cartello? E, se non lui, chi può leggerlo? Ecco cosa insegnano in quelle scuole per cani guida. È solo che non ce lo dicono. Lo hanno tenuto segreto, e a questo punto si tratta di uno dei tre o quattro segreti meglio serbati d'America».
Purtroppo la vicenda, come spesso capita nella vita di tutti, s'imbuca in un destino triste. E ben presto compare Timbuctù: «Dove termina la carta geografica di questo mondo, laggiù incomincia quella di Timbuctù» aveva spiegato Willy a Mr Bones, prima di lasciarlo. In realtà, Mr Bones da un po' conosceva quel destino: «L'odore della morte si era insediato in Willy». Eppure non si stacca mai dal suo padrone. E sa anche che lo seguirà a Timbuctù: «Non importa se faceva molto caldo. Non importa se non c'era niente da mangiare né da bere, né da annusare. Se era là che sarebbe andato Willy, voleva andarci anche lui. Quando fosse venuto il suo momento di lasciare il mondo, gli sembrava come minimo equo vivere nell'aldilà con lo stesso individuo a cui aveva voluto bene nell'aldiquà».
Se questo è un cane...
Paul Auster, “Timbuctù”, Einaudi, 1999.
(L'Adige 29/8/2022)

Maurilio Barozzi
LA BIBLIOTECA DI BABELE
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