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Immagine del redattoreMaurilio Barozzi

Oltre 70 persone alla prima presentazione di «Spagna» 26/09/2003

Aggiornamento: 20 lug 2023


L’Adige, p. 37 di LUISA PIZZINI

La Spagna, le sue leggende e le tradizioni più antiche, i suoi paesaggi e la sua gente. La Spagna, meta dei turisti e scenario di un cammino spirituale profondo, che conduce in uno dei primi santuari della cristianità, Santiago, là dove con lo sguardo sembra si possa accarezzare la fine della terra, Finisterre.

E’ questa la Spagna descritta dalla penna dello scrittore e giornalista Maurilio Barozzi attraverso gli occhi di Sam, il giovane ragazzo protagonista del suo romanzo. Se ne è parlato sabato sera nella biblioteca di Mori, recentemente intitolata a “Luigi Dal Rì”, durante la presentazione del libro edito a luglio dalla casa editrice Giunti di Firenze.

Erano una settantina, forse più, le persone che hanno preso posto tra gli scaffali pieni di libri. Tanti moriani, e non solo, che hanno voluto partecipare all’ultimo appuntamento in programma nella tre giorni di festeggiamenti per i 30 anni dell’istituzione. Ed è stato con un pizzico d’orgoglio che il bibliotecario, Edoardo Tomasi, ha introdotto la serata, sottolineando il grande pubblico «in biblioteca il sabato sera per parlare di un libro». Ha dunque presentato i protagonisti della serata: Maurilio Barozzi, autore del romanzo “Spagna”, e il professor Gianpaolo Armani che ha dialogato con lo scrittore.

Di fronte ad un pubblico attento e coinvolto, si è parlato della corrida; della “pittoricità” del libro, imbevuto di “caravaggeschi chiaroscuri” – come ha sottolineato Gianpaolo Armani –; del sogno e del viaggio come momenti di perdita del sé che caratterizzano il libro; di scrittori; della primordialità di certe scelte stilistiche, di argomento e di contorno. A tal proposito, Maurilio Barozzi ha sottolineato come la sua scelta di riferirsi ai cliché e al primordiale sia dettata dalla «volontà di retrocedere fino al duro della materia, ai valori ultimi dell’uomo. In un mondo dominato da griffe e carta patinata, i concetti di vita, morte, dolore, paura coraggio sono gli unici che riescono davvero a prevalere e a farci sentire unici. Se hai la morte davanti, magari sotto forma di toro, sei costretto a ripensare tutto te stesso e tutta la tua vita». Ed è sembrato un po’ questo il punto cruciale su cui il dibattito si è concentrato. Mai in modo didattico, ma decisamente colloquiale (ed è stato questo, probabilmente, il segreto della serata) si è poi parlato di stile, di lingua, di pellegrinaggi.

Poi, tutti a casa, a ripensare ai colori della Spagna. in L'Adige 26.09.2003






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