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Ritratto di Caster Semenya, l'atleta dello scandalo 31/08/2010


ROVERETO - Il sole scintillante di Rovereto fa da calamita per il pubblico allo stadio, già il giorno prima del Palio della Quercia. E per gli atleti che si preparano, che rifiniscono la gara. A far da calamita alla stampa, invece, è una atleta. Classe 1991. Sudafricana. Pelle nera. Labbrone modello Alba Parietti, ma naturali. Occhi scuri - marroni a voler essere precisi - e capelli crespi, a caschetto corto, pettinati indietro. Scritta così, quello dice: però! Poi c'è il nome: Caster Semenya, una ragazza che si è presentata ai mondiali di Berlino, correndo come un fulmine. Già dalle batterie si era capito che per le altre sarebbe stata battaglia solo per l'argento.

E così, apriti cielo! Dice: «Ma questa ha la voce bassa», «E' piatta», «Ha i muscoli da uomo», «Corre come un uomo». Da lì, poi, il passo è stato breve: «Quella è un uomo», detta così, papale papale, anche dalla nostra portacolori nella finale degli 800 mondiale Elisa Cusma, delusa per il sesto posto. Poi ha fatto un piccolo dietrofront, scusandosi: in fin dei conti la ragazza è educata e intelligente. Però la macchina era già stata avviata: polemiche, ricorsi, accuse. Qualcuno si è anche spinto a chiedere per l'atleta una verifica fisica, immediata. Già, perché quando si parla di un atleta - sia esso maschio o femmina - conta solo il tempo, la performance. Dell'essere umano chissenefrega: si può mettere nel tritacarne una ragazza di (allora) 18 anni. Tranquillamente. Del resto, sai che spasso poter filosofeggiare un po' sul sesso dell'angelo?

Lei è andata avanti per la sua strada. Si è chiusa in se stessa. Ha corso la finale degli 800 metri in 1'55" e rotti, ed ha vinto il titolo iridato. Non è record del mondo, ché quello lo detiene una ragazza (e anche qui, a livello visivo, ci sarebbe da dire) dell'Est, Jarmila Kratochvílová, che lo detiene dal 1983. Ah, tempi d'oro, quelli, per gli amanti dei cronometri. Un po' meno per i medici salutisti. La signorina che venne dalla Cecoslovacchia li corse in 1'53"28. Tempo confermato, omologato e ancora oggi inarrivabile. Quasi trent'anni dopo!


Torniamo allo stadio Quercia, dove verosimilmente al Palio l'Ottocentosi correrà attorno all'1'59". Si diceva: è lei, Caster Semenya, la calamita per i giornalisti. Ha passato la giornata ad allenarsi. La mattina presto, dalle sei e mezzo fino a mattinata inoltrata. Poi nel primo pomeriggio. Riscaldamento, esercizi tecnici sui passi, tre ripetute sui 300 metri e altre quattro belle spinte sui 100. «Al Palio non so in quanto tempo correrò gli 800 - racconta -. Certo è che il mio obiettivo è quello di arrivare a fare 1'57" prima della fine della stagione».

Così è chiaro: tutte quelle polemiche un effetto lo hanno prodotto: la Semenya era stata sospesa in attesa che la Iaaf decidesse se è effettivamente una donna o meno. Così lei ha perso il passo. «Mi sono allenata sempre - confessa -. Ma è certo che l'intensità è un'altra se hai un appuntamento preciso da preparare o se invece ti prepari così, sperando che le cose si aggiustino. Mi sono allenata tranquilla».

Ora è stato deciso che può gareggiare. Ma su questi temi preferisce non parlare. «Finire sui giornali solo per chiedermi se sono un uomo o una donna mi ha molto imbarazzata. E soltanto grazie al mio allenatore sono riuscita a rimanere sempre concentrata sulle gare. Lui mi conosce, sa quando dirmi le cose e quando no. E sulla preparazione siamo in sintonia: non guardiamo mai le avversarie, ma il tempo. Solo quello per noi conta. Se le altre fanno meglio, vinceranno loro». A proposito, il trainer ha dichiarato di essere soddisfatto se in gara, qui a Rovereto, Caster riuscirà a correre sotto l'1'49". Così, giustamente ed esplicitamente congelata la domanda che molti bramavano e tramavano poter avanzare, Caster racconta di se stessa come di una ragazza tranquilla, che guarda la tivù e ascolta musica. «Mi piace quella spagnoleggiante. Mi dà una bella carica. Leggo anche qualche libro, perlopiù romanzi».

E' la prima volta che viene in Italia, ed è a Rovereto già da sabato. Ma quando gli chiedi se dell'Italia conosce qualcosa, che so... la pasta, lei risponde tranquillamente: «Il calcio. Conosco l'Inter di Milano». E aggiunge: «Alla televisione ho visto anche l'Italia ai Mondiali di calcio, in Sudafrica. L'ho vista perdere con... bohhh, non mi ricordo neanche l'altra squadra». Ahi, Caster, attenzione! Ti vai a infilare in un vespaio. Tirar fuori la nazionale italiana in Sudafrica non ti attirerà grandi simpatie. Ma col calcio insiste: «Ho visto Sudafrica-Uruguay...». Dannazione, no! Ora qualcuno aggiungerà ancora un altro dubbio. «Ecco, toh: adora anche il calcio!». Embé? Una ragazza di diciannove anni che ama il calcio, tutto qui. Ma soprattutto l'atletica, anche se all'interno del mondo sportivo non ha molti amici. «No, le amicizie le tengo fuori dalle gare. Durante le competizioni, quando ne finisco una cerco subito di concentrarmi sulla prossima. E basta».

Anche ora, uguale: terminerà il Palio e si tratterrà a Rovereto fino a lunedì prossimo, per preparare il prossimo appuntamento, a Milano. Al recente meeting di Berlino non è andata benissimo, ma lei non si preoccupa: «E' da poco che sono rientrata alle gare, come dicevamo. E' normale non essere al meglio. Mentre attendevo la sentenza della Iaaf non ho fatto allenamenti veloci, ma solo "facili". Ci vuole ancora un po' di lavoro».

Comunque, a prescindere dal tempo che correrà al Palio, Caster Semenya è un personaggio. Per annunciare la sua «campagna italiana» ci sono stati titoloni su tutti i giornali. Lei non si schernisce, anzi. «Good, it's perfect. In your language: perfecto». E giù a ridere. Ecco servito anche chi pensava che non avrebbe spiaccicato nemmeno una parola in italiano. Lei, arrivata dalla miseria più nera del Sudafrica, che in un'intervista disse di non sapere nemmeno se aveva cinque o sei fratelli...

Il tempo del colloquio è finito. Caster si alza sopra la testa il cappuccio di una felpa fucsia. Confabula un po' con il suo allenatore, prima di lasciare lo stadio Quercia. Oggi ci tornerà, ma non ci saranno chiacchiere da fare, c'è la gara. Un Ottocento dove incrocerà la giamaicana Neisha Bernard Thomas e la statunitense Molly Beckwith che sono accreditate quest'anno di tempi più bassi dei suoi. Ma ritroverà anche Elisa Cusma, l'azzurra del «questa Semenya è un uomo!».

Quello dice: è piatta. Sì, abbastanza, ma non del tutto. Rincara: ha la voce da uomo. Vero, ma vogliamo parlare di altre atlete? Insiste: e i capelli? Allora se guardiamo quelli ci sono molti uomini che sembrano donne, no? Comunque, okay, meglio pensare solo al Palio, alla gara, come fa Caster Semenya.

Maurilio Barozzi L’Adige, 31 agosto 2010

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