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Russi e Cosacchi secondo Tolstoj - 28/3/2022

Aggiornamento: 11 lug 2023


Mucche a riposo sulla spiaggia di Goa

Tolstoj: vizi e virtù sulle pendici del Caucaso

La letteratura ha spesso contribuito, con le sue pagine e le sue osservazioni, alla definizione di tratti distintivi delle genti. In particolar modo quella di viaggio: chiunque abbia letto i reportage di Pierre Loti dal Marocco, o anche quelli di De Amicis sulla Spagna, per citare due autori classici, se ne sarà imbattuto. Con tutti i rischi del caso: in agguato ci sono sempre luoghi comuni e banalizzazioni.

In questi giorni di guerra, si è molto sentito parlare “dei russi” o “degli ucraini” come fossero entità monolitiche. E si è sentito pure dire che quei popoli “hanno la guerra nel sangue”. In realtà già Lev Tolstoj aveva manifestato tale opinione nel lungo racconto “I Cosacchi”. Magistrale per le sue descrizioni geografiche, mirabile per il tratto di romanticismo con cui entra nei sentimenti del personaggio principale – il suo alter ego Olenin –, il libro offre uno spezzato di vita sulle pendici del Caucaso nel 1858, nei pressi del fiume Terek, e ci consegna l'interpretazione di come l'ambiente circostante influenzi la natura dell'uomo, la sua crescita, la sua acculturazione e inculturazione, la sua scala di valori. Valori che, in tale ottica, non possono essere gli stessi per tutti gli uomini ma mutano al mutare dell'ambiente in cui si agisce.

Restando alla guerra, per molti di noi, suona inconcepibile il solo parlarne: non l'abbiamo mai vissuta, ne abbiamo appreso l'orrore da racconti e letture, e abbiamo pensato che fosse ormai un termine da relegare alla storia. Purtroppo non è così.

Tolstoj – russo, orfano che ha vissuto a Mosca e a Kazan, militare nel Caucaso e in Crimea, maestro di scuola, giudice di pace e infine anche attivista umanitario – racconta in alcuni passi de “I Cosacchi” proprio la propensione atavica per la guerra dei cosacchi e pure quella dei russi alla repressione. Scrive Tolstoj in un passo riferito alle «stirpi cosacche»: «I tratti principali della loro natura sono costituiti dall’amore per la libertà e dall’inclinazione all’ozio, alla rapina e alla guerra. L’influenza della Russia si manifesta soltanto sotto gli aspetti negativi: la limitazione delle libere elezioni, la confisca delle campagne e lo stanziamento o il passaggio delle truppe». Il libro è del 1863.

Lev Tolstoj, “I Cosacchi”, Mondadori, 1988.

(L'Adige 28/3/2022)




Maurilio Barozzi

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