Un giornalista chiese alla teologa tedesca Dorothee Sölle: «Come spiegherebbe a un bambino che cosa è la felicità?» «Non glielo spiegherei», rispose, «gli darei un pallone per farlo giocare». Il dialogo è tratto dal libro “Splendori e miserie del mondo del calcio” di Eduardo Galeano, lettura imprescindibile specie in questo periodo di Campionati mondiali. Sugli splendori Galeano si sofferma spesso, raccontandoci Maradona, Pelé, Garrincha che approfittò dei suoi piedi storti per compiere magie («Dove si trova il pallone? Dietro le orecchie? Dentro la scarpa? Dove è andato a finire?»). Non tralascia però le miserie, anzi. A chi pensa di aver trovato la pietra filosofale essendosi oggi accorto che la Fifa è governata da un esercito di trafficoni, può giovare leggere il capitolo “I padroni del pallone”. Eccone l'incipit. «A maneggiare i Campionati del Mondo di Calcio e le Olimpiadi sono la FIFA, che ha il suo trono e la sua sede a Zurigo, il Comitato Olimpico Internazionale, che regna da Losanna, e fino al 2001, anno del suo fallimento, la ISL Marketing, che tesseva i suoi affari a Lucerna. Come si vede, si tratta di tre poderose organizzazioni con sede in Svizzera, un paese diventato famoso per la mira di Guglielmo Tell, la precisione dei suoi orologi e la sua religiosa devozione per il segreto bancario. Casualmente, tutte e tre queste organizzazioni hanno uno straordinario senso del pudore per quel che riguarda il denaro che passa nelle loro mani e quello che nelle loro mani resta». Di perpetuo interesse anche “I generali e il calcio”: «Il generale Medici, dittatore del Brasile, regalò denaro ai giocatori, posò per i fotografi con il trofeo tra le mani e addirittura si esibì in alcuni colpi di testa davanti agli obiettivi. [...] Quando l’Argentina vinse il Mondiale del 1978, il generale Videla utilizzò con identici propositi l’immagine di Kempes inarrestabile come un uragano. Il calcio è la patria, il potere è il calcio: “Io sono la patria”, dicevano quelle dittature militari. Nel frattempo il generale Pinochet, uomo forte del Cile, si proclamò presidente del Club Colo-Colo, il più popolare del paese. [...] Il calcio è il popolo, il potere è il calcio: “Io sono il popolo”, dicevano quelle dittature militari».
Eduardo Galeano, “Splendori e miserie del gioco del calcio”, Sperling&Kupfler, 2015.
(L'Adige 28/11/2022)
Maurilio Barozzi
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