Maurilio Barozzi - Le Città nei libri/8
AMSTERDAM (Paesi Bassi) – Ben 100 chilometri di canali (e più di 1500 ponti) acchiocciolano Amsterdam (Dam - diga - sul fiume Amstel) con 3300 case parcheggiate in galleggio. «Ha notato che i canali concentrici di Amsterdam assomigliano ai gironi dell’inferno?» sottolinea Albert Camus. Eppure li adora: «Come sono belli i canali di sera! Mi piacciono le esalazioni delle acque ammuffite, l’odore delle foglie morte che macerano nel canale e l’altro, funebre, che sale dai battelli pieni di fiori», descrive con decadente prosa in rivolta il giudicepinitente protagonista de “La caduta”.
Parigino, ha eletto Amsterdam a domicilio, ai tempi ebbra di gezelligheid, parola che gli olandesi usano per significare convivialità. E non è il solo straniero, il giudicepenitente, a essersi insediato nella città olandese dato che circa il 30% degli abitanti sono immigrati di seconda generazione. In certo senso lo fu anche Anna Frank e la sua famiglia, costretti a lasciare Francoforte per sfuggire alla caccia all’ebreo nazista. Purtroppo furono scoperti e traditi – pare – da un notaio anch’egli ebreo.
Con meno nobili motivazioni, ad Amsterdam si installa pure Mark Renton, personaggio di alcuni romanzi di Irwin Welsh. Dopo aver gabbato i suoi soci spacciatori, l’iscariota se l’è svignata col malloppo da Edimburgo per rifugiarsi ad Amsterdam. Lì, approfittando del calvinistico senso degli affari olandese e della storica accondiscendenza riservata ai corsari, ha proseguito imperterrito nei suoi loschi traffici e amicizie: «Col mio solito culo, sarò il primo coglione che vien blindato perché ha importato un po’ di polvere ad Amsterdam», gli dice Sick Boy in “Porno”. Oggi però in gattabuia ci starebbe in compagnia dato che l’Olanda (e pure Amsterdam) sta girando il cacciavite delle libertà. Dopo la sbornia di fricchettoni che negli anni Settanta si davano appuntamento in piazza Dam (oggi «autentici comanche nella battaglia sempre più persa contro i visi pallidi» chiosa Manuel Vázquez Montalbán in “Tatuaggio”), la città ha cambiato registro. Una recente campagna turistica rivolta ai maschi britannici tra i 18 e i 35 anni mostra un ubriaco che cammina barcollante per strada e sotto l’esortazione: stattene alla larga (“Stay away”). Piroetta prospettica per chi ha fatto fortuna con la birra. Prima esportandola in tutto il mondo e poi attirando luppoloturisti nei suoi stabilimenti. Heineken Experience, la chiamano.
Nonostante la lotta all’overtourism (nel 2021 il consiglio comunale di Amsterdam ha fissato in 20 milioni il tetto annuale dei visitatori) e il progetto della sindaca Femke Haselma di trasferirla dal centro, l’industria a luci rosse permane attraente. Ancora Camus: «Le donne dietro quei vetri? I sogni, caro signore, sogni a buon mercato, il viaggio nelle Indie! Si profumano con spezie. Lei entra, tirano le tendine e la navigazione incomincia. Gli dei scendono sui corpi nudi e le isole vanno alla deriva, dementi, come una chioma di palme in testa, arruffata sotto il vento. Provi». È il quartiere De Wallen: pornoshop, sexy bar e putain in vetrina a mostrar mercanzie e lingerie stile “Toeletta” di Jan Havicksz Steen (al Rijksmuseum). Dipinto per dipinto, meglio la “Lattaia” di Vermeer: «Finché quella donna del Rijksmuseum/ nel silenzio dipinto e in raccoglimento/ giorno dopo giorno versa/ il latte dalla brocca nella scodella,/ il mondo non merita/ la fine del mondo» illumina la premio Nobel Wislawa Szymborska.
«La promiscuità di Amsterdam» la definisce lo scrittore olandese Cees Nooteboom in “Rituali”. E la evoca con una scena tra due sconosciuti – lui cinquantenne e lei ventenne – che si incontrano casualmente su un ponte, in bicicletta, per tentare di soccorrere una colomba investita. Dopo un pomeriggio di sesso, «solo quando fu a due isolati di distanza gli venne in mente che non avevano nemmeno pensato, nessuno dei due, a chiedersi come si chiamassero», pensa il protagonista, immerso nello scenario liberal della città. Così liberal da conferire anche aperta cittadinanza alla morte, quella buona, e indurre Ian Mc Ewan ad ambientarvi il tragicamente ironico finale del suo romanzo “Amsterdam”.
In forme farlocche fino alla foggia fallica, le fromage domina il mercato Albert Cuypmarkt. Ghiotti di formaggio, in Olanda gli abitanti ne consumano più di tre chili a testa ogni anno. Say cheese, dunque. Per la felicità del detective gourmet Pepe Carvalho, figlio di Montalbán, che ad Amsterdam si diletta tra broodje haring (aringa cruda), panini, cipolle e sottaceti. Naturalmente birra fredda e i proverbiali due bicchieri di jenevers (un gin ante litteram) per digerire.
Patria di mercanti e di corsari– sempre occhio al portafoglio – ad Amsterdam si distinsero anche nelle costruzioni: il fronte molto stretto per dribblare le tasse un tempo calcolate in proporzione all'ampiezza della facciata.
E poi c’è il mercato dei fiori di Amsterdam, icona del mercantilismo olandese col tulipano a far da réclame nel mondo. Ma i tempi cambiano e pure quello ha perso appeal sostituito dal più sobrio logo turistico NL Netherlands. Gezelligheid adieu. Oltre ai festaioli britannici, l’hanno imparato i tifosi della Lazio calcio che, dato che tra loro s’annida qualche fascio di troppo, alla partita contro l’Ajax del 12 dicembre non potranno presenziare. Senza perifrasi la sindaca ha detto: «Non siete i benvenuti». Stay away, appunto.
Maurilio Barozzi, l'Adige 2 dicembre 2024
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