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Il delitto a sangue freddo di Truman Capote 18/9/2023

Aggiornamento: 19 set 2023


Mucche a riposo sulla spiaggia di Goa

Pochi libri sono riusciti a rappresentare il carattere disperatamente malvagio dell’uomo meglio di “A sangue freddo” di Truman Capote. Quelle pagine mostrano un efferato delitto (la rapina e lo sterminio della famiglia Clutter a Holcomb, in Kansas nel 1959), la caccia, la cattura e l’impiccagione dei due assassini.

Un libro che, tra l’altro, ha aperto la strada alla “non-fiction novel”. Capote, nella premessa, precisa infatti che tutto quanto scritto nel libro è assolutamente vero. In realtà, la ricostruzione sembra giornalistica, invece ha il ritmo della grande narrativa. D’altra parte, l’autore nel corso del racconto perde di vista la premessa di freddezza e obiettività per ritrovarsi invischiato quasi sentimentalmente in questa storia. A forza di scavare nella vita dei due assassini, di intervistarli, di interrogare parenti e vicini, di cercare di comprendere i motivi che li hanno spinti a un’azione così efferata e futile (la rapina non ha avuto successo), Capote ne viene inevitabilmente coinvolto. Prova quella compassione (nel senso etimologico del termine: patire assieme) che si deve riservare a chi ha alle spalle infanzie difficili, torbide, con scarse speranze. Ciò non lo conduce a giustificare i criminali, tuttavia - specie nell’ultima parte, quella intitolata “L’angolo” - il suo scritto perde quel distacco che apparentemente ci accompagna all’inizio e ogni riga trasuda il suo rigetto non verso la punizione, ma verso la pena di morte cui i due sono condannati. Personalmente: sono le pagine più belle del libro, le più toccanti, le più vere anche se le meno in linea con la premessa di una narrazione non-fiction basata esclusivamente sui fatti. Capote non fa cronaca. S’inabissa senza riserve nel torbido mondo dei due delinquenti, Perry e Dick, e al suo riemergere è una persona diversa. Credo che anche qualsiasi lettore, al termine di questo libro, non potrà essere quello di prima. E, a parte la durezza, “A sangue freddo” è scritto magnificamente e possiede un incipit soavemente poetico: «Il villaggio di Holcomb sta sulle alte pianure di frumento del Kansas occidentale, un’area solitaria che gli altri abitanti del Kansas chiamano solo “laggiù”». Meraviglioso.

Truman Capote, “A sangue freddo”, Garzanti, 1966.

(L'Adige 18/9/2023)


Maurilio Barozzi LA BIBLIOTECA DI BABELE  L'attualità letta attraverso le pagine dei miei libri preferiti  Ogni lunedì, sulla pagina culturale del Quotidiano l'Adige

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