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L'autentica vita di Billy the Kid 4/3/2024


Mucche a riposo sulla spiaggia di Goa

In molti hanno raccontato la storia di Billy the Kid, il più celebre fuorilegge del West. Per farlo, quasi tutti hanno attinto al libro di Pat Garrett «L’autentica vita di Billy the Kid», pubblicato a Santa Fe nel 1882, ovvero un anno dopo che lo stesso Pat Garrett uccise il Kid.


Durante l’adolescenza, i due erano conoscenti – forse amici, la biografia non approfondisce – poi presero strade diverse. E Pat Garrett si trovò a essere lo sceriffo che braccò Billy. E che lo uccise nel villaggio di Fort Sumner il 15 luglio 1881: il Kid aveva 21 anni, sette mesi e 21 giorni.

Ora quella biografia arriva in libreria pure in italiano, pubblicata dall’editore Lorenzo de Medici e curata da Aldo Setaioli. Per chi ha conosciuto la vicenda dal memorabile film di Sam Peckimpah (“Pat Garrett e Billy the Kid”, che racconta la caccia finale) è un’occasione per confrontare le due versioni, sapendo che il libro di Garrett è quasi una cronaca scritta in presa diretta, molto a ridosso di quei giorni. E che a tale versione si è abbeverato Peckimpah per costruire il suo film.


Una delle pagine più affascinanti è quella in cui il Kid evade dalla prigione di Lincoln uccidendo i due vice Bell e Olinger. Come in molte altre parti del libro, Pat Garrett racconta qualcosa che di fatto non ha visto (nell’occasione era fuori città), ma lo fa con dedizione e gusto del particolare tali che convinse Peckimpah a riprenderne abbastanza fedelmente il passo. Solo con Bell, il Kid riuscì a sfuggire dalla sua custodia (nel film grazie a una pistola lasciatagli al wc da un complice, nel libro con una fuga «agile e vigorosa» nonostante i ceppi ai piedi) e ad ammazzarlo. Olinger, l’altro vice sceriffo, udì gli spari dal saloon di fronte alla prigione. Uscì in strada e vide il Kid in piedi sulla scalinata esterna dell’edificio con un fucile in mano. Qualcuno gridò a Olinger: «Il Kid ha ucciso Bell». E a Olinger rimase solo il tempo per mormorare: «Sì, e ha ucciso anche me». Poi fu investito dalla scarica di pallettoni sparati dal Kid. Scrive Pat Garrett: «Pareva che tutti gli abitanti della città di Lincoln fossero folli di terrore. Sono fermamente convinto che il Kid avrebbe potuto cavalcare su e giù per la plaza fino a notte fonda senza che gli venisse sparato un solo colpo o si fosse fatto un solo tentativo per arrestarlo».


Proprio su tale convinzione di Garrett, Peckimpah costruisce la scena successiva, con il Kid che si fa portare un cavallo, viene disarcionato, lo ferma, si fa dare il cavallo da un passante e lo scambia con quello imbizzarrito. Dunque con calma vi sale sopra e se ne va placido, mentre i bambini giocano appesi al cappio penzolante dalla forca che doveva essere la sua.


L’altra scena fondamentale del libro, senz’altro la più importante di tutte, è quella dell’uccisione del Kid. E’ importante per il valore tragico, per il fatto di essere il nitore della caccia all’uomo e soprattutto perché Pat Garrett descrive l’uccisione che lui stesso commette. E lo fa senza fronzoli né poesia. Al buio, nella stanza da letto, il Kid sente un rumore, esce dal letto a piedi scalzi e chiede “Quien es? (Chi è?). Scrive Pat Garrett: «Tutto si svolse in un attimo. Più velocemente che potei estrassi la mia pistola e feci fuoco, mi gettai di lato e sparai di nuovo. Il secondo colpo fu inutile; il Kid cadde morto. Non ebbe tempo di dire parola. Un paio di sussulti, un lieve gemito strozzato per mancanza di respiro, e il Kid raggiunse le sue numerose vittime».


L’ultimo capitolo è intitolato “Addenda”, un’aggiunta in cui Pat Garrett replica a chi lo ha accusato di non aver sfidato il Kid in un duello leale. «Mi basterà una domanda per rimuovere l’argomento dello svantaggio sleale, eccetera. Che tipo di “scontro alla pari” o di “equo scenario” mi sarebbe toccato se uno degli amici di Fort Sumner del Kid mi avesse per caso visto?» scrive Garrett.


Insomma: Pat Garrett mostra un West ben lontano dall’iconografia classica: un West che, ammesso li abbia mai posseduti, ha perso tutti i valori del cavaliere senza macchia e senza paura. Pure in questo senso, il regista Peckimpah attinge a piene mani dal libro. Prima costruendo ex novo una delle scene più belle del film, quando il Kid uccide il vicesceriffo Alamosa in un duello ai dieci passi, in cui entrambi barano. E poi nella scena finale. Che Peckimpah rilegge aggiungendovi il lirismo di una presenza femminile e la malinconia della fine di un’epoca. Nella versione cinematografica, il Kid è a letto con una ragazza, Maria, quando Garrett entra di soppiatto in casa. Resosi conto di quel momento intimo, in un soprassalto di umanità Garrett siede su un dondolo e attende che i due si amino. Poi uccide il Kid sorprendendolo ancora scalzo, dunque spara allo specchio che riflette se stesso - il boia di Billy the Kid -, prende a calci un suo aiutante che vorrebbe rubare l’anello al cadavere e lo veglia fino al mattino. Sulle note composte da Bob Dylan, Garrett abbandona mesto Fort Sumner, preso a sassate da un ragazzino.

Pat Garrett, “L'autentica vita di Billy the Kid”, Lorenzo de Medici Press, 2023.

(L'Adige 4/3/2024)


Maurilio Barozzi LA BIBLIOTECA DI BABELE  L'attualità letta attraverso le pagine dei miei libri preferiti  Ogni lunedì, sulla pagina culturale del Quotidiano l'Adige

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