A parte l’epilogo positivo, c'è qualcosa di peloso nella “magnanima” decisione del presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi di concedere la grazia all’attivista Patrick Zaki. Decisione che arriva nel giro di 24 ore dopo la condanna a tre anni di reclusione al culmine di un processo spossante. E che sconfessa le norme liberticide sostenute dallo stesso Al Sisi, come dimostra l’ignobile copertura dell’omicidio di Giulio Regeni. Suonano dunque poco credibili le parole dei politici - egiziani e italiani - volte ad assicurare che dietro all’improvvisa grazia non ci sia stato scambio alcuno. Oltretutto, tali dubbie dichiarazioni (mentre si ringraziano i servizi segreti) finiscono pure per alimentare due dei più longevi pregiudizi che gravano sui politici (anche quelli italiani) e sugli egiziani. Ovvero che non siano mai sinceri. Già Giulio Cesare raccontava l’Egitto come un mondo di sotterfugi. A partire dalla faida tra i due fratelli eredi al trono Tolomeo e Cleopatra con le macchinazioni “dell’eunuco Potino” per esiliare Cleopatra. Nel “Bellum civili” - Cesare racconta di come i legati di Tolomeo ingannarono Pompeo (nemico dello stesso Cesare) che sperava di ottenere ospitalità in Egitto. Prima lo invitarono “con bei modi” e poi lo uccisero. Il successivo libro “Bellum Alexandrinum” è ancor più esplicito. Giunto al comando dell’esercito egiziano a seguito di perfidie e uccisioni, Ganimede si dimostra sleale e crudele progettando di togliere l’acqua all’esercito di Cesare accampato ad Alessandria, tra molti cittadini che «fingevano di essere fedeli». Ma - scrive Cesare «Se io dovessi difendere gli Alessandrini e dimostrare che non erano né falsi, né temerari, sprecherei invano fiato e tempo; nessuno che conosca una volta il carattere di questa gente può dubitare ch’essa è proprio fatta per tradire». Non contento, qualche capitolo dopo insiste (usando come sempre la terza persona): «Benché Cesare conoscesse molto bene il carattere di questa gente che una cosa ha in mente e un’altra sulle labbra…».
Insomma, i luoghi comuni che hanno più di duemila anni sono duri da scardinare. E se i comportamenti sono opachi non si sradicheranno mai.
Gaio Giulio Cesare, “La guerra alessandrina” in “Opere”, Utet 2005.
(L'Adige 24/7/2023)
Maurilio Barozzi
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