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Immagine del redattoreMaurilio Barozzi

La caccia all'orso del Trentino come quella di Ahab a Moby Dick 26/2/2024


Mucche a riposo sulla spiaggia di Goa

L’orso ha ucciso – è pericoloso per l’uomo –, dunque lo ucciderò. A ben guardare è la medesima premessa del grande romanzo di Herman Melville “Moby Dick”. Dice il capitano Ahab: balena, hai ucciso, mi hai staccato una gamba dunque io ti ucciderò. A poco serve che Starbuck, il primo degli ufficiali, lo metta in guardia da un simile proposito: «Vendetta su un bruto senza parola! Che ti ha colpito semplicemente per l’istinto più cieco! Pazzia! Essere adirato con una cosa muta, capitano Ahab, sembra una bestemmia». Starbuck parla da uomo savio qual è, ancora ignaro della missione di cui si sente investito Ahab. Missione che diventa chiara quando Ahab, in una serie di scene ritualistiche, si consacra l’incarnazione del popolo, svilisce la scienza(distrugge il quadrante) e irride gli dei: «La profezia era che avrei dovuto essere smembrato, e, sì, ho perduto la gamba. Io ora profetizzo che smembrerò il mio smembratore. Adesso, siano il profeta e il realizzatore una sola persona. Ciò è più di quello che voi, voi grandi dei, foste mai. Io rido di voi e vi disprezzo».

Come in un rito ancestrale, lo scontro uomo-natura si fa simbolico. Ha scritto José Bergamin, parafrasando Jean-Paul Sartre: «Nello spettacolo magico della corrida, la presenza della morte è esclusivamente legata al toro, mentre il torero viene rivestito d’immortalità dalla luce che si accende e si spegne nel suo vestito-maschera, luce che nasce dall’irrazionale». Allo stesso modo Ahab si fa profeta per uccidere la balena, simbolo della morte, e rendere immortale il popolo che lui personifica.

Vi è però, nella corrida e nel Moby Dick, un altro elemento caratterizzante: il coraggio. Cioè quella forza morale capace di farci vincere la paura, non di negarla. «Non voglio avere nella lancia nessuno che non abbia paura della balena» dice esplicitamente Starbuck alla sua ciurma. Infatti: proprio quando la missione in Ahab si fa ossessione, anche la paura svanisce e la caccia si tramuta da atto di coraggio a protervia. E trascina (quasi) tutti nei gorghi.

Herman Melville, “Moby Dick”, Mondadori, 1986.

(L'Adige 26/2/2024)


Maurilio Barozzi LA BIBLIOTECA DI BABELE  L'attualità letta attraverso le pagine dei miei libri preferiti  Ogni lunedì, sulla pagina culturale del Quotidiano l'Adige

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