RIO DE JANEIRO - Vista sulla Favela Pavão che domina dall'alto Copacabana.
Qualche tempo fa un reportage pubblicato sull'Espresso diceva che in Brasile circolano 15,2 milioni di armi da fuoco, una ogni 13 persone. Di queste 8,5 milioni non sono regolarmente dichiarate e 3,8 milioni sono nelle mani di criminali. Eppure non si pensi che queste siano tutte nelle favelas: basta entrare in un locale notturno di lusso e, dopo aver subito la consueta perquisizione, dare un'occhiata alla montagna di pistole che rimangono custodite dagli impiegati all'ingresso.
Ti affascina il Brasile? Allora ti segnalo i miei libri della collana Brasiliana. C'è il romanzo "Maracanã" , un on the road che percorre tutto il 'Paese tropicale' e narra la storia di riscatto di un giornalista ai tempi del mondiale di calcio del 2014. C'è "Caro Brasile. Cronache da un bar sulla spiaggia tropicale", una raccolta di racconti che - dopo aver gestito un baretto sulla spiaggia di Bahia dal 2004 al 2010 - ho pubblicato in una decina di anni su giornali e riviste di viaggi. E poi c'è il noir "Il samba di Priscilla" che racconta l'indagine della giornalista Priscilla Amorim su un intrigo internazionale che prende le mosse dalle strade brasiliane.
Ipanema.
Pallavolo, o volei, come lo chiamano in Brasile. Sport nazionale sulle spiagge brasiliane e dunque a Copacabana.
IPANEMA E LEBLON
Due passi sul lungomare più famoso al mondo che si stende come confine tra il verde smeraldo del mare, i condomini del rinomato quartiere carioca e le alture dei morros, le colline che contraddistinguono la città, ospitano molte favelas e impongono la loro cronaca.
RIO DE JANEIRO
Qualcuno, portando dati storici, dice che Rio de Janeiro sia «una città strappata alla giungla». Eccone la prova in questa foto che ho scattato a Copacabana.
RIO DE JANEIRO (Brasile). Lo scrittore Ruy Castro ha detto che i carioca sono campioni nel trascorrere il tempo al bar, a sfoggiare havaianas, a giocare a tennis e calcio in spiaggia, a bere il 'caldinho de feijoão' (una specie di zuppa di fagioli) e a dare soprannomi. Poi aggiunge: vi sembrano qualità vuote? Pensate che una volta si vantavano pure di saltar giù dai tram in movimento e di infinocchiare gli stranieri nel gioco della porrinha (indovinare quanti fiammiferi sono nascosti in mano). Insomma, come si fa a non divertirsi con una compagnia del genere mentre si sta distesi sulla spiaggia più famosa del mondo?
Per quanto mi riguarda, arrivato alla spiaggia di Ipanema fui accolto da una bandiera rossonera del Flamengo che mi riportò al Fla-Flu, Flamengo-Fluminense, lo storico derby di Rio… Un derby è una partita sacra e in Brasile è una vera sfida all'arma bianca, attesa per mesi. L'unica volta che tentai di assistervi, tempo addietro, dovetti darmela a gambe ancora all'ingresso dello stadio. Appena arrivato fui strattonato da un paio di tipi che ritenevano di avere più diritto del sottoscritto agli ultimi ticket che vendeva un bagarino e più tardi, mentre cercavo un altro trafficante, la polizia fece un cordone per impedire a orde di ragazzotti di intrupparsi davanti all’entrata. Mi trovavo in mezzo alla baraonda e, prima di essere travolto, me la filai con la coda tra le gambe. Per di più in taxi perché quel giorno era impossibile prendere un autobus: traboccavano tutti di tifosi in versione ultrà, con gli occhi venati e ululanti come i Sioux contro Custer. Già, non fu una bella giornata, per la mia passione calcistica.
Rio de Janeiro. Eccola, guardala e dimmi se, a vederla da qui, potresti pensare che questa è una delle città più violente del mondo. Rio, la cidade maravilhosa è un ossimoro - bella da far male - figlio di una menzogna che tradisce già dal suo nome: Rio de Janeiro significa fiume di gennaio. Si dice che, quando vi giunse, Amerigo Vespucci scambiò la Baia di Guanabara per un fiume e così la chiamò Rio (de Janeiro perché era il primo gennaio). Ti frega anche adesso, oltre cinquecento anni dopo. Però, che meraviglia.
Il pittore Paul Gauguin amò la luce della Baia di Guanabara; il compositore Cole Porter adorò le luci notturne della Baia di Guanabara; l'antropologo Claude Levi-Strauss detestò la Baia di Guanabara, disse che gli sembrava una bocca sdentata... Le parole di una canzone di Caetano Veloso, 'O estrangeiro', per ricordare le tante descrizioni delle acque antistanti a Rio de Janeiro.
Uso questa mia vecchia foto di Rio de Janeiro non tanto per evocare le spiagge tropicali ma per segnalare un articolo di Reporter senza frontiere che colloca il Brasile al 107° posto nella classifica mondiale della libertà di stampa. L'articolo è intitolato significativamente 'Un clima di odio e sfiducia alimentato dal presidente Bolsonaro'.