di SILVIA BRUNO
A tre anni dalla pubblicazione del primo romanzo "Spagna" edito da Giunti, esce, per i tipi di Curcu & Genovese, l'ultima fatica letteraria di Maurilio Barozzi, giornalista de "l'Adige" e autore di reportage e inchieste sulla realtà trentina, che è stato presentato la scorsa settimana (il 14 aprile) a Mori presso la Biblioteca Comunale nell'ambito della «Festa di primavera».
«Un noir di rara crudeltà – spiega Barozzi – risolto in una narrazione sassosa e spigolosa». Aspra, si direbbe, fin dal titolo, "Seme di metallo": «Un ossimoro – continua l'autore – fra elementi in antitesi: il primo, caldo e vitale, e il secondo, freddo e sterile. Nel romanzo, tuttavia, la contraddizione svanisce: semplicemente, non è propriamente vitale ciò che si appresta a germogliare».
Amara è in effetti la storia del protagonista, il vagabondo Isidoro Cavada, che nel '18 giunge in una Mori disastrata dal conflitto mondiale; duro è l'ambiente, ruvidi i personaggi, pregni di una violenza che pervade l'esistente. È la violenza inesorabile degli elementi, la volgarità del microcosmo paesano (fatto di individui più egoisti che cattivi), è l'individualismo quasi animalesco dei personaggi, incuranti delle conseguenze delle proprie azioni. «Un tempo – precisa Barozzi – la violenza era percepita in maniera diversa: un omicida poteva essere definito "en tipo putost violent" (un tipo abbastanza violento) e niente più. Giocoforza che, parlando di quel passato e di quel genere di prepotenza, scegliessi di mimare quel tipo di sensibilità e di usare quelle stesse categorie di pensiero».
Infine, è la violenza, indiretta, della fabbrica di alluminio: àncora di salvezza per chi non ha di che vivere e insieme spregevole e temibile presenza imposta ad un territorio che la rifiuta.
Motore della creazione letteraria, la "Montecatini" è il simbolo di una territorialità che è ingrediente necessario alla narrazione: «La storia – continua l'autore – non potrebbe svolgersi altrove. Ad avermela suggerita sono questi luoghi: ho avuto voglia di raccontarli, come se fossero ancora vivi, così com'erano ai tempi di mio padre, quando i ragazzi imparavano a nuotare nell'Adige, e ai vigneti si alternavano le piantagioni di tabacco». Accade così che la topografia locale, meticolosamente indicata nei passi del romanzo quale sfondo agli avvenimenti narrati, finisca per rubar loro la scena, e che protagonisti diventino i boschi, il fiume e la taverna dove gli uomini si riuniscono a fine giornata. Lì nascono vivaci dialoghi, vicini ad un'oralità che impresta il proprio colore alla tecnica narrativa, mentre regala al racconto pittoresche leggende ancora vive nella tradizione popolare. Letture, testimonianze dirette, episodi di vita vissuta; di qui provengono le microstorie che arricchiscono la trama di "Seme di metallo": dalla visita di Isidoro alla fucina del fabbro all'episodio del cavadenti in fiera. Assaggi di lettura che l'autore ha proposto al foltissimo pubblico nel corso della serata di presentazione. Per chi, invece, volesse più di una degustazione, "Seme di metallo" è già in vendita in libreria.
L'Adige 24/04/2006
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