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Orfeo canta il mito (19/3/2002)

Aggiornamento: 20 set 2023


Mucche a riposo sulla spiaggia di Goa

Orfeo canta il mito

Di Maurilio Barozzi e Lanfranco Barozzi Musiche: Carlo Raspadori (Oboe)

Un tuffo nell’origine della terra, la narrazione del mito di Gaia, e i miti più attuali dalla balena bianca di Melville al Grande Torino.

Prima rappresentazione 19 marzo 2002.

Uno spettacolo che, come gli altri ideati in collaborazione a Progetto Finisterre e Gruppo Bartleby fonde assieme teatro, letture, musica (l’accompagnamento è affidato al maestro Carlo Raspadori) e che stavolta cercherà di indagare le varie forme di Mito, da quelle in senso stretto – la via orale e l’origine del mondo – a quelle più prosaiche che giungono a perpetuare delle gesta di personaggi letterari o dei campioni sportivi.

Non abbiamo dovuto discutere molto per scegliere i temi. Entrambi siamo due tifosi granata e dunque la scelta di narrare il mito calcistico del Grande Torino è stata una cosa quasi inevitabile. Per farlo ci appoggeremo anche ad un racconto molto borgesiano di Ugo Riccarelli. Un mito che si alimenta “per assenza”, proprio grazie al fatto che quelle gesta sono tramandate di generazione in generazione dai racconti orali, come se tutti le avessero viste anche se in realtà non è così: al tempo del grande Torino c’era pochissima tivù, pochissimi leggevano i giornali e allo stadio non ci andavano milioni di persone.

Ma ci sarà spazio anche per i più bei passi di uno dei libri più famosi della letteratura americana: «Moby Dick» di Melville. Anche questa vicenda vive come racconto di Ismaele, unico superstite tra coloro i quali hanno visto e incontrato i due protagonisti della vicenda e cioè Ahab, il capitano del Pequod, cacciatore ossessionato e nello stesso tempo innamorato della balena bianca, e Moby Dick, la balena appunto. Con la lotta sul mare che è realtà quotidiana e necessità di sopravvivenza ma che, col passare del tempo, diventa simbolo mistico di un dramma ineluttabile, quasi fosse scritto nelle stelle.

Per la scelta del nome abbiamo attinto alla mitologia classica. Orfeo è il dio che canta, il narratore per antonomasia, che sapeva ammansire belve, e rendere docili gli uomini più terribili. In un momento di odio e malvagità, è anche una speranza. E poi, uno spettacolo che parla di Mito e di racconto orale, poteva chiamarsi diversamente?










































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