top of page
Immagine del redattoreMaurilio Barozzi

Taverna del passo (6/6/2003)

Aggiornamento: 20 set 2023


Mucche a riposo sulla spiaggia di Goa

Taverna del passo


Scritto, diretto e interpretato da Lanfranco Barozzi e Maurilio Barozzi

Musiche curate ed eseguite da Rossana Caldini (violino); Matteo Turella (chitarra), Stefania Manica (voce).

Una pièce teatrale interamente costruita da citazioni, riorganizzate in un libero percorso tra utopie, disincanto, vino, boschi e natura. Prima rappresentazione 14 giugno 2003.

Uno scrittore (Signor C) e il suo disincanto nei confronti del progresso (che non va a cambiare “la stessa storia, di sempre, per tutti”), delle rivoluzioni (“che sono sempre seguite da restaurazioni”) dell’impegno (“tanto non saremo mai cittadini del mondo”). Il suo odio verso la guerra (“non c’è niente di dolce, né di meritevole nel morire in guerra”).



Richiamata dal vino – contemporaneamente obnubilante e illuminante – la sua coscienza/memoria si presenta alla «Taverna del Passo» sotto le spoglie di Barnabo, il guardiaboschi sognatore di Buzzati che vorrebbe correggere il suo passato, e costringe così il Signor C a dialogare con sé stesso, ripensando le sue scelte, il suo ambiente, la sua vita.

Un dialogo che si sviluppa lungo un originale percorso tracciato sulle allusioni agli scritti di Carpentier; Hemingway; Borges; Bukowsky; Baudelaire; Corona; Melville; Panero; Calvino; Rostand; Galeano; Whitman; Leone – e che contrappone l’utopia al disincanto, la modernità alla tradizione; la città alla montagna.

Zigzagando tra opposte concezioni, in una sorta di confessione intima, lo spettacolo parla della difficoltà (e forse dell’inutilità) di prendere una posizione determinata e mantenerla. Parla della difficoltà di assegnare significati univoci agli eventi; parla degli orrori della guerra.

In una taverna che richiama il Passo sia come luogo di montagna, sia come brano letterario o musicale, i protagonisti sono le rivoluzioni e le ghigliottine – simbolo della loro negazione –; il vino – a volte bevuto, a volte trangugiato – ; la terra; la luna; i monti; i boschi; i silenzio e la scure. In mezzo, come un filo conduttore immaginario, la musica.

Parole

Carpentier – passi – da Il secolo dei lumi, Sellerio (traduttore Morino)

Borges – Il Conquistatore – da Tutte le opere, Meridiani Mondadori (trad. Tentori Montalto)

Hemingway– Appunti sulla prossima guerra – da By Line, Mondadori (trad. Capriolo)

Bukowsky – Un posto a Filadelfia – da Quando eravamo giovani, Feltrinelli (trad. Franceschini)

Baudelaire – L’anima del vino; Il vino dell’assassino – da I fiori del male e altri versi, Le Monnier (Trad. Delmay)

Machado – Alcool – da Antologia di poeti spagnoli del Novecento (L’Espresso- Garzanti) (trad. Macrì)

Melville – L’aquila del Catskill – da Moby Dick, Mondadori (Trad. Minoli)

Panero – Dove vanno le aquile – da Antologia di poeti spagnoli del Novecento (L’Espresso- Garzanti) (trad. Macrì)

Calvino – Luna di pomeriggio – da Palomar, Meridiani Mondadori

Rostand – I dei modi per salire in cielo – da Cyrano di Bergerac, Mondadori (trad. Giobbe)

Bibbia, Genesi – La torre di Babele

Galeano – Finestra sulla ciclicità – da Parole in cammino, Einaudi (trad. Trambaioli)

Whitman – La scure – da Le foglie d’erba, Einaudi (trad. Giachino)

Brecht – passi – da Vita di Galileo, Einaudi (trad. Castellani)


Musica


Schubert – Serenata

Mozart – Ave Verum Corpus

Tradizionale ebraico – Sof Sof

Tradizionale ebraico – Fraylekh

Ronell – Willow weep for me

Sinatra – Fly me to the moon

Mancini – The days of wine and roses

Kosma – Le foglie morte















































Comments


bottom of page